2013-04-22 14:17:06

Arrendersi di fronte alla chiamata di Gesù: la testimonianza di don Pino Conforti, ordinato sacerdote dal Papa


Tanta emozione domenica in Basilica Vaticana per i 10 nuovi sacerdoti ordinati dal Papa. Tra di loro c’è don Pino Conforti, 44 anni originario di Matera, laureato in Economia e Commercio. Una vita spesa nel respingere la chiamata del Signore alla quale poi con gioia si è arreso. Benedetta Capelli gli ha chiesto quali sono le emozioni il giorno dopo la sua ordinazione sacerdotale:RealAudioMP3

R. – Sento la gratitudine a Dio e a tutte le persone che mi sono state vicino in questi anni.

D. – Poco prima della Messa il Papa ha pregato insieme a voi in sacrestia. Che cosa ha pensato in quel momento?

R. – Non ci potevo credere che ero lì con lui. Abbiamo pregato la Madonna e ci ha detto di pregare tutti i giorni la Madonna e dire il Rosario. Ci siamo poi fatti trascinare da una bellissima risata, tutti quanti insieme al Papa. Ad un certo punto tutta la tensione che avevo addosso era sparita. Papa Francesco è un uomo semplice, che riesce a metterti addosso gioia e serenità.

D. – “Pastori e non funzionari”: il Papa ha indicato un percorso molto preciso. Come intende perseguirlo nel suo sacerdozio?

R. – Questo è stato l’obiettivo che mi sono posto sin dall’inizio, sin dal momento in cui ho risposto a questa chiamata. È il contatto umano che trasforma le persone, quindi se Dio mi darà la forza voglio essere un “testimone”, presente nella vita degli altri.

D. – Qual è stato il passaggio – al di là di quello già evidenziato – che più l’ha colpita nell’omelia del Papa e qual è il momento che ricorderà davvero per sempre?

R. – Quando ha detto di non stancarsi mai, di essere misericordiosi perché in quel momento ho visto il mio incontro con Gesù. Questo incontro è stato proprio un incontro tra la sua infinita e paziente misericordia e la mia miseria umana. Il momento fondamentale è stato l’imposizione delle mani di Papa Francesco e a seguire quelle del mio padre spirituale. Non ho capito niente, però ero felice! Sapevo solo di essere felice.

D. – Lei ha 44 anni, è il sacerdote più “maturo” tra i dieci nuovi sacerdoti. Come ha sentito la chiamata e a che età?

R. – Non so se sono il più “maturo” perché l’età non fa la maturità della persona. Per quanto riguarda la chiamata la prima volta è stata a nove anni, però l’ho accantonata subito. Quando poi ho sentito di nuovo la chiamata forte è stato circa dieci anni fa. Sono stato sempre in “combattimento”, fin quando nel 2005 ho deciso di entrare in Seminario, perché volevo che la Chiesa mi desse la certezza, l’autenticità della mia chiamata. Io nella vita ho sempre pensato di fare il “rappresentante” di qualcosa, ho studiato ma inizialmente dicevo: “Sì, sto studiando, ma non mi interessa”. Mi sono laureato in Economia e Commercio, ho fatto diversi lavori per mantenermi all’università - il cameriere, il segretario di contabilità - e poi ho capito perché non volevo vincolarmi ad un lavoro: perché dentro di me c’era una missione da compiere ed è questa missione qui. Oggi posso dire che forse faccio veramente il “rappresentante”, ma di Qualcuno. Se sono arrivato a questa età è solo perché non ho avuto il coraggio, perciò oggi insisto con i ragazzini – già dall’età di 12/14 anni - a pensare anche al sacerdozio. Io ho avuto paura, purtroppo ho avuto paura.

D. – Il suo percorso è stato all’interno della Chiesa argentina di Roma, di Piazza Buenos Aires, ed ha anche incontrato Papa Bergoglio quando era cardinale…

R. – Ho scoperto la Chiesa come servizio lì. Mi piaceva il loro modo di fare, di essere gioiosi e mi sono detto: “Mamma mia, mi piacerebbe essere così”. Poi un giorno il mio padre spirituale mi chiamò e mi chiese se potevo accompagnare un sacerdote all’aeroporto. Risposi di sì. Arrivato all’albergo, lui ancora non era uscito, ero convinto che fosse un sacerdote ma poi il mio padre spirituale mi disse che era un cardinale. Sapendo che ero molto timido, sapeva pure che se mi avesse detto, fin dall’inizio, che si trattava di un cardinale gli avrei detto che avevo da fare. Il viaggio è durato circa un’ora e un quarto perché c’era tanto traffico e il cardinal Bergoglio mi ha parlato tantissimo. Una persona eccezionale, semplice, era come me lo descrivevano gli altri preti argentini. Quando l’ho salutato all’aeroporto di Fiumicino, lui mi ha detto: “Prega per me e chiedi a Dio di benedirmi”. Quando sono tornato dal mio padre spirituale ho detto: “Perché un cardinale mi chiede di pregare per lui?”. Il mio padre spirituale mi disse queste parole: “Tu forse un giorno pregherai per tanta gente”. L’ho guardato e ho detto: ”La dovete finire, io non sarò mai prete!” Infatti, ogni volta che ho pensato a qualcosa si è sempre verificato, il contrario però…







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