Iraq alle urne per le elezioni provinciali. Ancora violenze e vittime nel Paese
Seggi aperti sabato in Iraq in un clima di forte tensione. Si è votato per le elezioni
provinciali in 12 dei 18 distretti del Paese del Golfo, mentre continuano gli attentati:
gli ultimi ieri con numerose vittime. Il servizio di Giancarlo La Vella:
Oltre 30 morti
e 70 feriti a causa di una bomba esplosa in un caffè della zona occidentale di Baghdada
a maggioranza sunnita. Altre sette persone uccise e 34 ferite in attentati dinamitardi
avvenuti nel Paese presso due moschee, mentre i fedeli uscivano dopo la preghiera
del venerdì. Con questo doloroso biglietto da visita va al voto un Iraq ancora destabilizzato
e in preda a drammatiche divisioni politiche, etniche e religiose. Nel 2012 oltre
4500 le vittime delle violenze. Ma le speranze sulla strada della riconciliazione
sono ancora vive, soprattutto tra i cristiani.
Della tensione nel Paese ma
anche delle iniziative dei cristiani per il bene dell’Iraq Fausta Speranza
ha parlato con mons. Louis Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei:
R. - E’ vero:
c’è una lotta fra i gruppi politici e i partiti ma la gente va a votare per scegliere
i propri rappresentanti. Noi cristiani ne abbiamo uno a Baghdad, uno a Bassora e uno
a Ninive e Mossul, dunque tre su 447 membri delle province.
D. – L’importanza
di questo voto: può essere un motivo di speranza per cambiare qualcosa dal punto di
vista politico?
R. - Penso di sì, perché verranno nuove persone che avranno
dei progetti con una visione più concreta. Speriamo che saranno elette persone di
qualità e non solo con interessi personali e di partito, del proprio gruppo. Devono
tutti servire la patria e anche i cittadini, questo deve essere il fine.
D.
– In due province, quelle vicine alla Siria, è stato sospeso il voto per motivi di
sicurezza…
R. – C’è una grande tensione politica adesso. Non è facile, anche
lì non c’è sicurezza, perciò non ci sarà il voto. Ma non ci sarà anche nelle grandi
città e province del Kurdistan, come a Ramadi, Anbar, Kirkuk, …
D. – Che cosa
dire della presenza cristiana e delle iniziative per la riconciliazione nel Paese?
R.
– Noi, con tutti i capi delle Chiese a Baghdad, abbiamo fatto visita al primo ministro,
il presidente della Camera, il vice-presidente e altre personalità, ma stiamo aspettando
un incontro con i capi curdi, il presidente del Kurdistan Mas’ud Barzani, e anche
il primo ministro del Kurdistan, per lanciare questa iniziativa di riconciliazione.
Noi abbiamo parlato con tutti, tutti sono disposti e pronti per questa riconciliazione.
Sarà solo un inizio ma spero che per il dialogo e l’educazione ci sarà un comitato.
Noi faremo in modo di creare un’occasione, come una cena, un pranzo, per invitare
tutti, così che si possano salutare gli uni gli altri e parlare fra loro, e poi cominceranno
i lavori per un dialogo serio per il bene del Paese. Adesso, infatti, tutto è stato
congelato. Serve qualcuno che possa dare un impulso. Noi abbiamo sentito tutti e tutti
affermano di avere buona volontà.
D. - Mons. Sako, c’è qualcosa che vuole
aggiungere?
R. – Preghiamo per questa iniziativa perché questa iniziativa ci
darà anche un impulso per la presenza cristiana in questo Paese così che la Chiesa
possa giocare il suo ruolo per la pace, il dialogo, la stabilità, in una maniera civile
e anche positiva, senza violenze e senza minacce.