Centrafrica. L’arcivescovo di Bangui: la popolazione è stremata, basta violenze
Centrafrica sempre nel caos per le violenze perpetrate dai ribelli di “Seleka”. Per
arginare questa escalation a danno della popolazione civile, un summit dei Paesi dell’Africa
centrale ha stabilito il dispiegamento di duemila soldati nel Paese, ma non è stata
ancora fissata la data dell'impegno militare. Sulla drammatica situazione in Centrafrica,
Marie Duhamel ha raccolto la testimonianza dell’arcivescovo di Bangui, Dieudonné
Nzapalainga:
R. - Tout le
quartier, mardi s’était vidé parce qu’il y avait une peur bleue .... Martedì scorso,
l’intero quartiere si è svuotato: c’era una paura terribile, come se volessero incendiare
tutto. Io stesso ho accompagnato a piedi alcuni bambini per fargli attraversare la
strada: tutti i bambini avevano paura… Psicosi, scene d’angoscia... Io mi chiedo
come sia possibile accettare di traumatizzare proprio i bambini, i più piccoli, che
rappresentano l’oggi e il domani di un Paese? Semplicemente vedendo le armi, sentendo
i colpi o i veicoli che viaggiano ad alta velocità, tutti i bambini hanno paura! Non
c’è fiducia, ma allora con chi è possibile lavorare? Queste sono domande che i nuovi
responsabili dovranno porsi. E’ il momento di creare un clima di fiducia. E’ il momento
di rassicurare le persone: questo noi ci aspettiamo dai responsabili politici. Attualmente
abbiamo l’impressione che i ribelli di “Seleka”, che detengono tutto il potere, possono
fare ciò che vogliono. E’ giunto il momento che si possano ora regolamentare, accasermare,
confinare e disarmare affinché la popolazione possa occuparsi delle proprie cose.
D.
– E’ certo che siano i ribelli di “Seleka” ad aver compiuto saccheggi e violenze?
R.
- Ce que je sais c’est que je vois en plein jour : des véhicules avec maqués... Quello
che so è quello che vedo, anche in pieno giorno: veicoli con la scritta “Seleka”,
si fermano e saccheggiano. Se questi sono dei falsi ribelli “Seleka”, bene chiediamo
ora ai responsabili di venire a disarmarli! Queste persone invece sono lì – due ore,
tre ore – e commettono crimini. Noi chiamiamo, ma nessuno si muove! Dunque, o ci sono
delle complicità, o un lasciar fare oppure sono sopraffatti.
D. – Le popolazione
che sono fuggite da queste zone hanno dove stare e di che nutrirsi?
R. - Justement,
de mémoire de Centrafricain, je n’ai jamais vécu cela de ma vie. … Nella mia memoria
di centrafricano, nella mia vita, non ho mai assistito a nulla di tutto questo. Si
tratta di persone che sono fuggite e che si sono rifugiate nell’ospedale comunitario,
l’“Hôpital Communautaire”, che accoglie al momento 1.400 persone. Ci sono scene di
desolazione, bambini piccoli sul pavimento senza nulla da mangiare. Una mamma mi ha
detto: “Non ho mangiato neanche un mango per tutto il giorno”. Al momento i cristiani
sono negli ospedali impegnati nella preparazione dei pasti da offrire ai loro fratelli
e alle loro sorelle, senza alcuna distinzione di credo, di razza o di provenienza,
perché tutti gli uomini sono creati a immagine di Dio e il messaggio di Gesù Cristo
è un messaggio universale.
D. – E’ giunta notizia che la cattedrale di Bangui
è stata saccheggiata ed alcuni fedeli sono stati rapinati domenica scorsa. Si può
parlare di tensioni religiose?
R. - Cette crise militaro-politique n’est pas
religiuese. La Repubblique centrafricaine … Questa crisi è politico-militare: non
è religiosa. La Repubblica Centroafricana è un Paese laico: c’è libertà di religione
e ciascuno può professare la propria fede. Il voler ora imporre o introdurre un elemento
religioso nella sfera politica è qualcosa al quale noi diciamo no e lo diciamo in
modo forte e chiaro a coloro che tentano questo tipo di trappola, che vogliono lasciare
cadere questa buccia di banana: dobbiamo essere vigili, dobbiamo tenerli fuori, isolarli!
Ecco perché lanciamo un messaggio solenne a tutti i responsabili, affinché si assumano
le loro responsabilità e dicano apertamente che è fuori questione qualsiasi maltrattamento
nei riguardi di preti e suore e che è fuori questione commettere ancora ingiustizie
e violenze nei loro riguardi. Quando si è responsabili, si è responsabili di tutti.
Un presidente è il presidente di tutte le religioni, senza alcuna eccezione.