Pakistan: l’ex presidente Musharraf agli arresti domiciliari
La polizia pakistana ha arrestato l'ex presidente Pervez Musharraf e lo ha condotto
davanti ai giudici, in ottemperanza a un dispositivo di arresti domiciliari emanato
dalla magistratura nel 2007 per "alto tradimento". Le immagini delle televisioni del
Paese - riporta l'agenzia AsiaNews - lo hanno immortalato, scortato dalle forze di
sicurezza all'interno delle aule del tribunale nella capitale. L'ex capo di Stato
è stato prelevato nella notte dalla sua abitazione, nella periferia di Islamabad,
facendo seguito alla revoca della libertà su cauzione. Secondo alcune fonti egli verrà
trattenuto presso la propria abitazione, in attesa di capire quali saranno gli sviluppi
sul suo futuro politico e personale. L'ex leader pakistano - rientrato in patria nelle
scorse settimane dopo quattro anni di esilio, per partecipare alle elezioni generali
in programma il prossimo 11 maggio - è comparso ieri davanti ai giudici; i magistrati
hanno ordinato l'arresto, mentre i legali hanno dato battaglia - senza successo -
per ottenere il prolungamento della libertà su cauzione. Al contempo la Commissione
elettorale ha respinto la richiesta di partecipazione alla tornata elettorale, negandogli
la possibilità di presentarsi in quattro diversi seggi parlamentari in cui si era
candidato. In un video-messaggio diffuso attraverso la sua pagina Facebook, l'ex presidente
si è chiesto se "mi hanno impedito la partecipazione alla battaglia politica" solo
perché "ho dato speranza, sicurezza e progresso al Pakistan". Musharraf, 69 anni,
è coinvolto in una serie di battaglie legali e sta cercando di scampare all'arresto
per diversi capi di imputazione, fra i quali vi è anche il tradimento, e procedimenti
giudiziari relativi all'assassinio di Benazir Bhutto e di un altro leader tribale
nel Balochistan. Egli è stato anche protagonista di un durissimo scontro politico-istituzionale
con il capo della Corte suprema Iftikhar Chaudhry. I talebani pakistani hanno inoltre
promesso in diverse occasioni di uccidere l'ex Presidente, che ha conquistato il potere
nel 1999 con un colpo di Stato militare. Secondo gli esperti di politica pakistana,
la decisione del tribunale "avrà ripercussioni" nei rapporti fra esercito e magistratura
in una nazione dominata per metà della sua storia recente dai militari. Raza Bokhari,
stretto collaboratore di Musharraf, ha dichiarato che il dispositivo dei giudici è
"senza precedenti" e "motivato da ragioni di vendetta personale"; egli ha già anticipato
il proposito di ricorrere in appello. L'opzione più probabile al momento è che la
sua abitazione venga considerata "una sorta di prigione" ed egli rimanga detenuto
ai domiciliari in attesa degli sviluppi futuri sul fronte governativo, istituzionale
e militare. (R.P.)