Centrafrica: da N'Djamena altri 2.000 soldati e timido riconoscimento politico
La Forza multinazionale dell’Africa centrale (Fomac) raggiungerà i 2.000 uomini per
aiutare le autorità di Bangui a ristabilire la sicurezza in Centrafrica e a ristrutturare
le proprie forze armate: lo hanno deciso a N’Djamena i capi di Stato e di governo
dei 10 Paesi della Comunità economica degli Stati dell’Africa centrale (Ceeac). Durante
il vertice non sono stati però precisati i tempi del dispiegamento dei nuovi soldati,
a sostegno dei 500 militari già presenti sul terreno, né la loro nazionalità. A oggi
in Centrafrica sono operativi 120 gabonesi, lo stesso numero di camerunensi e congolesi
assieme a un contingente imprecisato di soldati ciadiani. Questi militari non sono
riusciti ad arginare l’offensiva della coalizione ribelle Seleka, cominciata lo scorso
dicembre dalle regioni nord-orientali del Paese e che il 24 marzo hanno preso il potere
a Bangui con un colpo di stato, destituendo l’ex presidente eletto François Bozizé.
Nei giorni scorsi le autorità centrafricane avevano esplicitamente chiesto l’aiuto
della Fomac e della Francia per ristabilire la sicurezza nella capitale, ancora teatro
di combattimenti, saccheggi su vasta scala e gravi violazioni dei diritti umani ai
danni dei civili. Sul fronte politico - riporta l'agenzia Misna - dal vertice di N’Djamena
è arrivato un timido riconoscimento all’attuale uomo forte a Bangui, l’ex capo ribelle
Michel Djotodia. “Il signor Djotodia non sarà chiamato presidente della Repubblica
ma capo di Stato di transizione” ha dichiarato il presidente ciadiano Idriss Deby
al termine della riunione alla quale ha partecipato il primo ministro centrafricano
Nicolas Tiangaye. I responsabili regionali hanno poi ribadito che gli accordi firmati
lo scorso 11 gennaio a Libreville rimangono il “nucleo centrale, le linee guida del
periodo di transizione di 18 mesi”, precisando che né il capo di Stato ad interim,
né il primo ministro, i membri dell’esecutivo e del Consiglio nazionale di transizione
(Cnt) potranno candidarsi alle prossime elezioni. Per un ritorno all’ordine costituzionale
la Ceeac ha ricordato che nei prossimi 18 mesi le autorità di transizione devono organizzare
elezioni “libere, democratiche, trasparenti e regolari”, che comprendono un referendum
costituzionale, presidenziali e legislative. Il Centrafrica è da decenni in preda
all’insicurezza alimentata da diverse ribellioni interne ma anche da gruppi armati
arrivati dal Ciad, dal Sudan e dalla Repubblica Democratica del Congo, Paesi altrettanto
instabili. Nel sud-est sono anche attivi i ribelli ugandesi dell’Esercito di resistenza
del Signore (Lra) di Joseph Kony. Sull’identità della Seleka, alleanza ribelle per
lo più formata da combattenti ciadiani e sudanesi, è intervenuto il presidente Deby:
“E’ un’organizzazione che manca di unità e non ha alcuna struttura di comando” ha
detto l’influente capo di Stato ciadiano. Nata lo scorso agosto, in poche settimane
la Seleka è riuscita a conquistare facilmente i principali capoluoghi del nord, dell’est
e del centro del Paese di fronte a un esercito centrafricano allo sbando, poco equipaggiato
e numericamente debole. (R.P.)