Il patriarca Gregorios III Laham incontra il Papa. Appello di pace per la Siria
Papa Francesco ha ricevuto ieri mattina Sua Beatitudine Gregorios III Laham,
patriarca di Antiochia dei Greco-Melkiti, in Siria. Manuella Affejee ha incontrato
il patriarca chiedendogli quali possono essere oggi le possibili soluzioni della guerra
in Siria:
R. – On en
parle, malheureusement, en Europe, en France, en Angleterre, en … Purtroppo, in
Europa, in Francia, in Inghilterra, in America non si parla che di “armare” o “non
armare”: è veramente un peccato, un grande peccato, non pensare in termini diversi
che “armare” o “non armare”. Non si parla di sforzi più seri e più realistici e più
efficaci per la pace. E’ veramente incredibile che le persone se ne rendano conto!
“Armare” o “non armare”: non è questo il punto! Noi siamo le vittime della vostra
esitazione. In questo momento, abbiamo moltissimi cristiani tra le vittime. Tutto
questo come se fosse successo niente! C’è una palese ingiustizia nella considerazione,
nella valutazione della situazione. Noi moriamo, tutti i giorni siamo vittime del
caos, corriamo il rischio di essere rapiti, di rimanere vittime di qualche esplosione,
e questa esplosione potrebbe riguardare una scuola, una fabbrica, un’università, semplici
passanti, una chiesa … il problema non è “armare” o “non armare”. Il problema è “come
fare la pace” in questa terra che, come ho detto al Santo Padre, sta soffrendo. Sono
già due anni di Via Crucis …
D. – Il conflitto in Siria già si ripercuote sui
Paesi confinanti, come il Libano, la Giordania, Israele … Quale prospettiva intravede
per questa regione, nel futuro immediato?
R. – Nous attachons avec beaucoup
d’espérance a cette rencontre qui va avoir lieu … Le nostre speranze sono riposte
in questo incontro che, come si dice, si svolgerà a giugno tra Putin e Obama. Speriamo
che i due Paesi possano accordarsi su come uscire dalla crisi e non su come “armare”
o “non armare”. Se si rimane nella dialettica di “armare” o “non armare” e “chi armare”,
ci saranno soltanto ancora più vittime, ancora più disgrazie, ancora più sofferenza
in tutto il Medio Oriente, e anche più combattimenti. Credetemi, in questo momento
il Libano corre pericoli maggiori della Siria, perché è più fragile, più diviso, è
un Paese piccolo ed i suoi problemi sono gravi. Beirut “brucia” ogni giorno, siamo
sempre minacciati. La Giordania ancora si salva, la Palestina soffre comunque, Gaza
soffre, sono divisi; l’Iraq è sempre traumatizzato, sempre vittima di esplosioni,
di attentati, di divisioni interne. Ed è proprio per questo che, credetemi, fare la
pace in Siria significa fare la pace in tutto il Medio Oriente, è il passo migliore
verso la pace in Palestina e verso la soluzione del conflitto israelo-palestinese.
I rapporti tra Oriente e Occidente sono condizionati da una soluzione dei problemi
della Siria giusta ed equa.