2013-04-18 15:30:57

Convegno delle Caritas diocesane: è l'ora della carità intelligente


In Italia la crisi economica ha provocato un forte aumento della povertà: nei primi sei mesi del 2012, il 15,2 % in più di italiani, rispetto all’anno precedente, si sono rivolti ai Centri di ascolto Caritas. Una domanda incalzante che richiede risposte concrete di diverso tipo. Di tutto questo si è parlato a Montesilvano, in privincia di Pescara, al 36.mo Convegno nazionale delle Caritas diocesane. Cinque gli ambiti di confronto a cui hanno partecipato i circa 600 delegati di 158 Caritas di tutta Italia: migranti, famiglie, giovani, solitudini e dipendenze. Antonella Palermo ha chiesto a Paolo Beccegato, responsabile dell’area internazionale di Caritas italiana, come sia cambiato il modo di sostenere le persone in difficoltà in questi ultimi anni:RealAudioMP3

R. – Abbiamo bisogno sempre di più di una carità "intelligente", di una carità documentata, di una carità seria, anche organizzata. In questo senso, sta veramente cambiando negli ultimi anni il nostro modo di vivere la carità. Avevamo già fatto i passi nei decenni precedenti, passando dall’assistenza alla promozione umana, allo sviluppo. Adesso, ci sono nuove sfide, come il tema della finanza, per esempio, che ci impone delle risposte. Abbiamo quindi aperto sportelli specifici per gli imprenditori, per evitare ulteriori suicidi. Abbiamo avviato tutta una serie di iniziative legate al microcredito e quindi una finanza vissuta positivamente. Abbiamo migliorato gli sportelli di carattere psicologico per la crisi, che vediamo come spesso frantumi dal di dentro le famiglie. La perdita del lavoro, infatti, provoca un crollo dal punto di vista psicologico, sociale e collettivo. Ci vengono, dunque, richieste forme nuove di carità, forme intelligenti, che sappiano poi fare anche rete con altre strutture del territorio. Non lavorare quindi da soli, ma in un quadro più ampio.

D. – Caritas italiana è impegnata a fronteggiare tante emergenze legate alla povertà, ma come garantire la trasparenza in questi aiuti?

R. – Per quanto riguarda gli aiuti, un tema molto importante è la trasparenza. Non basta più la fiducia nella realtà, nell’istituzione che ben gestisce i fondi raccolti: occorre mostrarlo e dimostrarlo costantemente con i fatti. La pubblicazione, la certificazione dei propri bilanci, il rendere conto di quanto si fa nei dettagli, il mostrare oltre i numeri i volti, le foto, i video e usare tutti i canali comunicativi contemporanei, per far vedere che un intervento anche andato a buon fine, per esempio, è sostenibile nel tempo.

D. – La crisi economica aumenta la solidarietà o la frena?

R. – Generalmente, direi che l'aumenta almeno a livello delle intenzioni, nei rapporti di vicinato, di quotidianità, di capire cosa vuol dire essere nel bisogno. Penso al debito dei Paesi poveri: adesso che noi abbiamo il problema finanziario, capiamo di più quello che prima riguardava altri. Diminuisce, però, certamente il contributo economico delle persone, perché la crisi colpisce duramente l’Italia, in particolare, ma non solo, e quindi certamente il contributo economico che la gente può dare comincia a segnare il passo.

Ultimo aggiornamento: 19 aprile







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