Boston: identificata la terza vittima. Il dolore dell'Ambasciata Usa in Vaticano
A due giorni dall'attentato a Boston, negli Usa torna l'incubo delle lettere con sostanze
velenose. Una missiva contenente ricina, altamente tossica, indirizzata a un senatore
repubblicano è stata scoperta prima che venisse recapitata a Capitol Hill. Intanto,
proseguono serrate le indagini degli inquirenti. Il servizio è di Salvatore Sabatino:
E' stata identificata
solo oggi la terza vittima dell'attentato di Boston. Si tratta di una studentessa
cinese, che stava seguendo la maratona vicino alla linea del traguardo, lì dove sono
esplosi i due ordigni, sui quali spuntano particolari inquietanti. Le bombe, infatti,
potevano essere costruite con una spesa minima, pari a cento dollari. E’ il Washington
Post che rilancia la notizia, facendo riferimento agli investigatori che stanno trattando
il caso. Ricostruirne la matrice, però, e risalire al colpevole è una strada tutta
in salita, scrive il giornale. Perché a due giorni dall'attentato non è giunta nessuna
rivendicazione e non ci sono elementi di rilievo. Ecco perché l’Fbi continua a scandagliare
il centro della città, alla ricerca di prove e indicazioni che potrebbero far imboccare
la strada giusta. Al momento, sono soprattutto due le piste seguite dagli inquirenti.
La prima porta al terrorismo di matrice interna legato alla destra militante. Ferdinando
Fasce americanista dell’Università di Genova:
"Ci sono alcuni elementi,
che sono intanto l’anniversario dell’attentato di Oklahoma City e, in secondo luogo,
l'aspetto della coincidenza con la data della giornata del pagamento delle tasse.
Sotto questo profilo, uno degli argomenti più usati dalle forze dell’estrema destra
– che in certi casi arrivano fino a queste forme militanti – è proprio il radicale
antifiscalismo, il radicale rifiuto della fiscalità federale".
L’altra
pista, quella esterna, collega l’attentato a gruppi islamisti. Su questa ipostesi
investigativa, si sofferma, al microfono di Amedeo Lomonaco, il giornalista
Paolo Mastrolilli, americanista del quotidiano ‘La Stampa’:
"Al Qaeda
generalmente operava in maniera diversa da quella che abbiamo visto a Boston. Naturalmente,
questo non esclude che l’operazione abbia operato – come si dice – in franchising,
cioè affidandosi a gruppi, a persone che si trovano già negli Stati Uniti, a cittadini
americani solidali con la causa di al Qaeda. C’è anche la possibilità che al Qaeda
abbia deciso di cambiare le proprie tattiche, adeguandosi alla situazione e anche
a quello che, operativamente e in questo momento, può fare".
Le indagini,
dunque, proseguono a tutto campo per trovare i responsabili del duplice attacco. Emanuela
Campanile ne ha parlato con Chad Miner, segretario dell’Ambasciata degli
Stati Uniti presso la Santa Sede:
R. – Le autorità
federali e locali stanno conducendo le indagini, cercando indizi utili. Vorrei, però,
esprimere le condoglianze da parte dell’Ambasciata degli Stati Uniti presso la Santa
Sede per le vittime e per le loro famiglie. Condividiamo con loro le nostre preghiere
e con il popolo della città di Boston. E’ stato un giorno veramente molto doloroso
per i cittadini di Boston e per i cittadini statunitensi.
D. – C’è stata anche
una mobilitazione, come si sentiva dal discorso di Obama, delle forze di primo soccorso...
R.
– Sì, abbiamo letto che una delle vittime è stata un bimbo di otto anni. Apprezziamo
anche il messaggio di Papa Francesco al cardinale O’ Malley: che il popolo di Boston
e degli Stati Uniti – come ha detto il Papa – affrontino questo male con coraggio
e bontà.
D. – Pensavamo che l’11 settembre, comunque, fosse stato un appuntamento
irripetibile, ma la paura sembra tornare con una violenza inaudita...
R. –
Ancora non si sa perché Boston e chi ha compiuto questo atto. Scopriremo, però, il
responsabile e la ragione. I responsabili sentiranno la forza della giustizia. Il
terzo lunedì di ogni aprile è festa in Massachusetts, il giorno dei patrioti, il giorno
che ci fa capire perché Boston è così importante per gli Stati Uniti. Una festa che
esprime l’anima indipendente della città. E’ conosciuta, infatti, da tutti gli americani
per il famoso “Boston Tea Party”, quando i Figli della Libertà, nel 1773, protestando
contro tasse inique, gettarono nel porto di Boston una grande quantità di the, distruggendolo.
E due anni dopo, vicino a Boston, a Lexington, si spararono i primi proiettili della
nostra guerra rivoluzionaria. Boston per tanti americani è la città dove è nata la
storia della nostra indipendenza.
D. – E’ anche commovente la capacità che
gli Stati Uniti hanno di fare fronte comune davanti ad un evento così drammatico...
R.
– Credo che il popolo di Boston e il popolo degli Stati Uniti abbiano la risolutezza
e il coraggio di affrontare tutto questo, di unirsi contro un atto di violenza di
questo genere, che tocca non solo le vittime e le famiglie delle vittime, ma tutti
i cittadini statunitensi.
A essere colpita, lunedì scorso, è stata dunque la
maratona più antica degli Stati Uniti e anche quella più amata, che ogni anno porta
a Boston migliaia di atleti da tutto il mondo. Nonostante la paura, i tre morti e
gli oltre 170 feriti, l'amore per lo sport con il suo desiderio di ritrovarsi insieme
non tramonterà mai: lo afferma e ribadisce Stefano Baldini, campione olimpico
Atene 2004. L’intervista è di Emanuela Campanile:
R. - Per gli
americani, Boston è “la" maratona. È la vera maratona degli americani tanto che, televisivamente
parlando, è il secondo evento dell’anno per importanza dopo il "Super Bowl" di football.
Quindi, è comunque il sogno per tutti gli americani che corrono. Ed è questo probabilmente
il motivo per cui è stata scelta proprio la maratona di Boston come momento di protesta,
che non si può condividere, ma che ha provocato purtroppo un grande disastro. Penso
che il mondo continuerà a correre, e correre ancora più forte già a partire da domenica
prossima, quando a Londra 40 mila persone affronteranno la maratona che in Europa
registra i numeri più alti. Quindi, è soprattutto perché in tantissime di queste gare
- Londra in particolare - si corre per beneficienza e la gente non si ferma. La gente
ha voglia di correre, di impadronirsi, almeno per un giorno, di una città che normalmente
è occupata da automobili e da mezzi che producono inquinamento. La maratona invece
produce benessere, cultura e anche tanta salute.
D. – Come si può definire
la maratona?
R. – La maratona è lo sport più democratico in assoluto, perché
permette a persone di tutti i livelli - dai super campioni al più lento degli amatori
- di poter partire dalla stessa linea e gareggiare sullo stesso percorso, davanti
allo stesso pubblico e tagliare lo stesso traguardo. Ed è la stessa emozione, sia
che per coloro che ci impiegano due ore, sia per quelli che impiegano quattro, cinque
o sei ore. Per questo motivo, in questo momento, correre va tanto di moda, è bello
ed è alla portata di tutti.