Sudan: ragioni amministrative dietro l'espulsione del segretario dei vescovi
Ci sono “questioni di carattere amministrativo e non una decisione di colpire la Chiesa
cattolica” dietro l’espulsione del segretario generale della Conferenza episcopale
del Sudan, padre Santino Maurino: lo dicono fonti dell'agenzia Misna a Khartoum, confermando
d’altra parte le informazioni fornite nei giorni scorsi dal religioso. Al centro della
vicenda ci sono le attività di un Centro della Chiesa cattolica per l’insegnamento
dell’arabo, nato nel 1986 come servizio ai missionari in arrivo in Sudan ma divenuto
negli ultimi anni una struttura frequentata quasi solo da docenti e studenti laici.
“La struttura è stata chiusa – spiegano le fonti – perché nelle nuove condizioni avrebbe
dovuto operare sulla base di un’autorizzazione del governo che invece non è mai stata
chiesta”. Secondo questa ricostruzione, “l’espulsione di padre Maurino e dei due missionari
lasalliani che gestivano il Centro per conto della Conferenza episcopale è il frutto
di una lacuna amministrativa e non interviene a mutare i rapporti tra la Chiesa cattolica
e il governo”. Questa versione è stata confermata alla Misna dal vescovo ausiliare
di Khartoum, mons. Daniel Adwok. “L’evoluzione del Centro – aggiunge il religioso
– è anche il riflesso del ridursi del numero dei cristiani in Sudan legato alla nascita
di uno Stato indipendente del Sud”. (R.P.)