Centrafrica: calma apparente a Bangui dopo gli scontri tra popolazione e ribelli
“Calma precaria”. Così il quotidiano locale “Journal de Bangui” definisce la situazione
della capitale della Repubblica Centrafricana. Un bilancio di 20 morti e decine di
feriti è il triste epilogo di un fine settimana segnato da duri scontri a Bangui tra
la popolazione locale e i ribelli. Il nuovo potere della ribellione Seleka ha svolto
operazioni militari di recupero di armi e munizioni. Intanto - riporta l'agenzia Misna
- si svuotano i quartieri della città, soprattutto Boy-Rabe e Ouango. Gli sfollati
si trovano ora dall’altra riva del fiume Oubangui o all’Ospedale dell’Amicizia, altri
hanno raggiunto la confinante Repubblica del Congo. Proprio a Boy-Rabe e Ouango è
andato mons. Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui, denunciando: “Questi due
quartieri sono completamente bloccati per le operazioni di sequestro delle armi in
mano ad elementi incontrollati. Ma le operazioni sono andate fuori controllo. Ho visto
di persona automobili riempite delle povere cose rubate alla popolazione che passano
in bella vista di fronte a tutti per le strade della città”. Il vescovo - riferisce
l'agenzia Fides - ha fatto un appello ai nuovi dirigenti: “I poveri sono già poveri
non si può prendere anche quel poco che hanno. Chi ha preso ora il potere nel Paese
deve prendersi le proprie responsabilità e fermare tutto questo”. Ha chiesto perdono
alla nazione il neo presidente Michel Djotodia, accusando di nuovo il predecessore
François Bozizé: “Ha distribuito armi, divise militari e machete ai propri sostenitori
che ora uccidono la gente e se la prendono con elementi della Seleka”. A tre settimane
dal colpo di stato è stato annunciato il dispiegamento di 1.000 elementi della Forza
Multinazionale dell’Africa Centrale (Fomac). Il portavoce del ministero degli Esteri
di Parigi, Phillippe Lalliot, ha espresso il pieno sostegno della Francia alla Comunità
economica degli stati dell’Africa centrale, che si riunirà il 18 aprile a N’Djamena.
Secondo il governo francese, l’organismo regionale “deve chiarire quanto prima, con
il sostegno dell’Unione Africana, le condizioni di uscita di crisi e di una transizione
consensuale”. E la soluzione politica consisterebbe nel ripartire dagli accordi di
Libreville firmati l’11 gennaio 2013 tra la Seleka e l’amministrazione dell’ex presidente
Bozizé. Secondo Lalliot, la transizione dovrà “creare un esercito, una polizia, una
gendarmeria in grado di garantire la sicurezza delle persone e mettere in piedi un’amministrazione”.
(E.S.)