Attentato di Boston, il presidente Obama: atto di terrorismo atroce e codardo
Giornata di sgomento e dolore negli Stati Uniti all’indomani dell’attentato di Boston
che lunedì ha provocato la morte di almeno 3 persone, tra cui un bambino, ed oltre
170 feriti. Il presidente americano, Barack Obama, ha detto che si è trattato di un
atto di terrorismo “atroce e codardo contro civili”. Restano ancora sconosciuti –
ha aggiunto il capo di Stato americano - i motivi e i responsabili dell’attacco sferrato
ieri durante la maratona di Boston. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
L’America non
ha paura. Il presidente Obama ha ribadito che il popolo americano si rifiuta di essere
intimidito dal terrorismo. Saranno prese “tutte le misure di sicurezza necessarie”
e i responsabili dell’attentato – ha aggiunto Obama - verranno assicurati alla giustizia.
Boston, intanto, è una città blindata: lo spazio aereo è stato chiuso e la zona dell’arrivo
della maratona, in una delle vie più trafficate della città, resterà inaccessibile
per diversi giorni. Secondo fonti locali, i due ordigni, artigianali, sono stati
collocati all’interno di cestini della spazzatura lungo il marciapiede e sono stati
fatti esplodere con un telecomando a distanza. L'Fbi ha anche reso noto che non aveva
avuto indicazioni su possibili minacce prima dell'attentato.
Al momento sono
soprattutto due le piste seguite dagli inquirenti. La prima porta al terrorismo di
matrice interna legato alla destra militante. Amedeo Lomonaco ha raccolto il
commento del prof. Ferdinando Fasce americanista dell’Università di Genova:
L’altra
pista, esterna, collega l’attentato a gruppi islamisti. Su questa ipostesi investigativa
si sofferma, al microfono di Amedeo Lomonaco, il giornalista Paolo Mastrolilli,
americanista del quotidiano ‘La Stampa’:
R. – Al Qaeda
generalmente operava in maniera diversa da quella che abbiamo visto a Boston. Naturalmente,
è un’organizzazione in continua trasformazione: potrebbe essersi affidata a islamici
nati negli Stati Uniti che hanno poi cambiato tattica facendo poi quello che sarebbe
stato possibile per loro fare in questo momento.
D. – Al Qaeda opera in modo
diverso, però gli attacchi in sequenza fanno ricordare le dinamiche degli attentati
di organizzazioni terroristiche islamiche?
R. – Sì: ci sono però anche altri
elementi. Ad esempio, al Qaeda tradizionalmente ha usato dei kamikaze, degli attentatori-suicidi
che erano pronti a sacrificare la propria vita per la riuscita dell’attentato. Il
tipo di esplosivo che è stato usato, almeno l’intensità, la potenza delle bombe, sono
diversi da quelli che erano stati usati in passato da al Qaeda. Naturalmente questo
non esclude che l’operazione abbia operato – come si dice – in franchising,
cioè affidandosi a gruppi, a persone che si trovano già negli Stati Uniti, a cittadini
americani solidali con la causa di al Qaeda. C’è anche la possibilità che al Qaeda
abbia deciso di cambiare le proprie tattiche, adeguandosi alla situazione e anche
a quello che, operativamente e in questo momento, può fare.
D. – Un’altra pista
esterna porterebbe alla Corea del Nord, che nei giorni scorsi ha più volte duramente
minacciato gli Stati Uniti:
R. – Tra gli Stati Uniti e la Corea del Nord c’è
una tensione crescente. Fino ad ora la Corea del Nord non aveva utilizzato l’arma
del terrorismo internazionale, e quindi sarebbe in sostanza una nuova strategia scelta
da Pyongyang. Però, se ci fosse la conferma che la Corea del Nord avesse avuto un
ruolo in questo attentato, significherebbe una dichiarazione di guerra nei confronti
degli Stati Uniti. E Washington, a quel punto, avrebbe tutte le motivazioni per un
intervento militare nella penisola.