Assemblea vescovi francesi. Mons. Podvin: no a radicalizzazioni su unioni gay
Si è aperta ieri l’Assemblea plenaria dei vescovi francesi, che dovrà rinnovare alcune
istituzioni della Conferenza episcopale francese. Questa assemblea, rimandata a causa
del Conclave, si tiene mentre è molto acceso il dibattito in Francia sul progetto
di legge che riguarda “il matrimonio per tutti”. Dopo l’adozione al Senato, il 12
aprile scorso, il progetto di legge del governo sarà esaminato all’Assemblea generale
non più alla fine di maggio, come inizialmente previsto, ma già domani, in vista di
un’adozione definitiva. Gli oppositori del progetto, riuniti nel collettivo “La manifestazione
per tutti”, che avevano programmato una protesta per il 26 maggio, hanno moltiplicato
i cortei lo scorso fine settimana a Parigi e anche in altre città della provincia,
in un’atmosfera di grande tensione. Hélène Destombes della nostra redazione
francese, ne ha parlato con mons. Bernard Podvin, segretario della Conferenza
episcopale francese:
R. – Il faut
être determinés evidemment… Dobbiamo essere determinati nella difesa dei nostri
valori. Si tratta soprattutto di non “svendere” ciò in cui si crede. Ma tutto questo
deve avvenire serenamente, nella non violenza, nel rispetto dell’altro: quando si
agisce in nome di Cristo si deve rispettare l’altro. Ringrazio veramente tutti coloro
che affermano i propri valori, che dicono ciò in cui credono, facendolo nella pace.
Bisogna resistere a ogni estremismo perché, ahimè, quando ci si trova in una società
che vive una crisi sociale e morale è facile che ciascuno possa mettere in campo la
propria strumentalizzazione, la propria tensione esasperata: il confronto vero deve
situarsi nella pace. C’è un vivo dispiacere da parte dei cattolici, dei loro vescovi,
di vedere come l’occasione di un voto sia caduta così in basso e come l’assenza di
dibattito - così spesso invocato dai vescovi e da tanti altri - stia purtroppo portandocattivi frutti perché quando non si discute nella società su temi così importanti
perché la coesione sociale è fragile, tutto questo porta con sé la violenza. Bisogna
condannare queste violenze, condannarle assolutamente, non dobbiamo avallarle. Bisogna
rispettare la democrazia rappresentativa: è molto importante. I cristiani devono rispettare
la democrazia. E allo stesso tempo devono ravvivare questa democrazia e pretendere
dai politici che ascoltino la gente perché il non-ascolto ferisce profondamente tantissime
persone.
D. – Lo vediamo nelle reti sociali, è un momento carico di violenza,
anche tra i cattolici… Come spiegare questa radicalizzazione? E’ la sensazione
di non essere ascoltati? Sembra quasi che qualcosa si sia rovesciato …
R. –
Oui, vous avez raison, quelque chose… Sì, ha ragione, qualcosa si è rovesciato
dal punto di vista dell’incomprensione. Il cuore di un pastore deve sempre essere
vigile su queste radicalizzazioni, non bisogna mai incoraggiarle perché la radicalizzazione
dentro il nostro cuore non può essere una buona consigliera, tanto più che non dobbiamo
vergognarci delle nostre idee; le nostre idee sono fondate su valori che trascendono
assolutamente questo dibattito e quindi a più forte ragione dobbiamo restare sereni:
quello che conta è la determinazione. Quando si conduce un dibattitoetico
e spirituale con determinazione bisogna tanto più mostrare che c’è serenità. So che
non è facile perché le ferite sono aperte e ci sono molti altri fattori di cui tener
conto: la disoccupazione, la disorganizzazione, una crisi morale molto grave che attraversa
la società... Ma non bisogna lasciarsi trascinare da queste situazioni; dobbiamo invece
dimostrare che i nostri valori si fondano nel Vangelo e che siamo dalla parte di chi
difende la vita, quella più fragile. Bisogna lavorare sulla coesione sociale il più
possibile: da settimane e settimane ripetiamo che la coesione sociale è fragile, e
quando è fragile non si introducono riforme così profonde.