2013-04-16 14:43:55

Allarme sulla Cig: per il ministro Fornero servono 2,3 miliardi


''Lo scenario di crisi e l'esperienza dello scorso anno ci indicano che la spesa non sara' piu' bassa del 2012'' quando le risorse investite nella cassa integrazione in deroga sono state pari a 2,3 miliardi. Cosi' il ministro del Lavoro, Elsa Fornero al tavolo con le parti sociali. Marco Guerra ne ha parlato con Giuliano Cazzola, esperto di politiche sociali RealAudioMP3

R. – Si è arrivati a questa situazione perché la crisi morde ancora, rispetto anche a previsioni che potevano essere, non dico più lusinghiere, ma quantomeno migliori. La difficoltà che si incontra nel provvedere alla cassa integrazione in deroga deriva dal fatto che essa è totalmente a carico dello Stato e quindi in questa situazione di finanza pubblica le risorse vanno trovate e non è facile trovarle. Bisogna tenere conto però che la riforma Fornero prevedeva un impianto costruito su fondi di solidarietà finanziati dalle categorie interessate che non è stato attivato, perché le parti sociali ovviamente soldi da spendere non ne hanno. Però, non possiamo avere un sistema di tutela del reddito per cui l’impresa medio-grande si paga la cassa integrazione e per quella piccola la paga lo Stato.

D. – La cassa integrazione non copre tutte le realtà…

R. – La cassa integrazione copre tra il 42 e il 50% dei dipendenti e la cassa integrazione in deroga è diventata lo strumento per finanziare la sospensione del lavoro per quei settori che ne sono privi. La riforma del lavoro del ministro Fornero prevedeva che anche in questi settori scoperti venissero inseriti meccanismi di autofinanziamento da parte delle parti interessate.

D. – In realtà, quindi c’è stato un tentativo di uniformare il sistema di welfare per non creare lavoratori di "serie a" e lavoratori di "serie b"…

R. – La riforma Fornero istituisce – seppure gradualmente andrà a regime nel 2016 – l’Aspi (Assicurazione sociale per l’impiego) che diventa uno strumento di tutela della disoccupazione tendenzialmente universale, il quale certo non è che copra ancora tutti. Poi, c’è la promozione di fondi di solidarietà nei settori che sono scoperti, che vedono il pagamento e le prestazioni da parte dei soggetti che danno lavoro in quei settori o che ricevono la prestazione.

D. – Molto spesso, i sindacati o alcune parti sociali temono che dietro una riforma si celino meno tutele…

R. – Questo in un certo senso è vero, perché la riforma Fornero prevede a regime una copertura che va dai 12 ai 18 mesi, a seconda dell’età del lavoratore. La sfida è quella di riuscire a mettere in campo politiche attive del lavoro che facciano sì che chi perde il lavoro ne trovi subito un altro. Ovviamente, se questa sfida si perde, è chiaro che si è costretti ad andare indietro.

D. – Un governo nel pieno delle funzioni è auspicabile anche per questa situazione?

R. – Un governo nel pieno delle sue funzioni ha innanzitutto il dominio dei conti pubblici e se c’è bisogno fa una manovra. Quindi, o trova le risorse per le emergenze – come la questione degli esodati e la cassa in deroga – o vede se ci sono margini con tagli di spesa e con risparmi in altri settori, o altrimenti fa una manovra correttiva. Però, ci vuole un governo che abbia la contezza e la possibilità di governare i conti pubblici.







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