Allarme sulla Cig: per il ministro Fornero servono 2,3 miliardi
''Lo scenario di crisi e l'esperienza dello scorso anno ci indicano che la spesa non
sara' piu' bassa del 2012'' quando le risorse investite nella cassa integrazione in
deroga sono state pari a 2,3 miliardi. Cosi' il ministro del Lavoro, Elsa Fornero
al tavolo con le parti sociali. MarcoGuerra ne ha parlato con Giuliano
Cazzola, esperto di politiche sociali
R. – Si è arrivati
a questa situazione perché la crisi morde ancora, rispetto anche a previsioni che
potevano essere, non dico più lusinghiere, ma quantomeno migliori. La difficoltà che
si incontra nel provvedere alla cassa integrazione in deroga deriva dal fatto che
essa è totalmente a carico dello Stato e quindi in questa situazione di finanza pubblica
le risorse vanno trovate e non è facile trovarle. Bisogna tenere conto però che la
riforma Fornero prevedeva un impianto costruito su fondi di solidarietà finanziati
dalle categorie interessate che non è stato attivato, perché le parti sociali ovviamente
soldi da spendere non ne hanno. Però, non possiamo avere un sistema di tutela del
reddito per cui l’impresa medio-grande si paga la cassa integrazione e per quella
piccola la paga lo Stato.
D. – La cassa integrazione non copre tutte le realtà…
R.
– La cassa integrazione copre tra il 42 e il 50% dei dipendenti e la cassa integrazione
in deroga è diventata lo strumento per finanziare la sospensione del lavoro per quei
settori che ne sono privi. La riforma del lavoro del ministro Fornero prevedeva che
anche in questi settori scoperti venissero inseriti meccanismi di autofinanziamento
da parte delle parti interessate.
D. – In realtà, quindi c’è stato un tentativo
di uniformare il sistema di welfare per non creare lavoratori di "serie a" e lavoratori
di "serie b"…
R. – La riforma Fornero istituisce – seppure gradualmente andrà
a regime nel 2016 – l’Aspi (Assicurazione sociale per l’impiego) che diventa uno strumento
di tutela della disoccupazione tendenzialmente universale, il quale certo non è che
copra ancora tutti. Poi, c’è la promozione di fondi di solidarietà nei settori che
sono scoperti, che vedono il pagamento e le prestazioni da parte dei soggetti che
danno lavoro in quei settori o che ricevono la prestazione.
D. – Molto spesso,
i sindacati o alcune parti sociali temono che dietro una riforma si celino meno tutele…
R.
– Questo in un certo senso è vero, perché la riforma Fornero prevede a regime una
copertura che va dai 12 ai 18 mesi, a seconda dell’età del lavoratore. La sfida è
quella di riuscire a mettere in campo politiche attive del lavoro che facciano sì
che chi perde il lavoro ne trovi subito un altro. Ovviamente, se questa sfida si perde,
è chiaro che si è costretti ad andare indietro.
D. – Un governo nel pieno delle
funzioni è auspicabile anche per questa situazione?
R. – Un governo nel pieno
delle sue funzioni ha innanzitutto il dominio dei conti pubblici e se c’è bisogno
fa una manovra. Quindi, o trova le risorse per le emergenze – come la questione degli
esodati e la cassa in deroga – o vede se ci sono margini con tagli di spesa e con
risparmi in altri settori, o altrimenti fa una manovra correttiva. Però, ci vuole
un governo che abbia la contezza e la possibilità di governare i conti pubblici.