Signis, Congresso mondiale in ottobre a Beirut. Mons. Celli: media per una cultura
di pace
Media, pace, giovani: al centro del prossimo Congresso mondiale del Signis - associazione
cattolica per la comunicazione, in programma a Beirut, in Libano, dal 20 al 23 ottobre
2013. L’evento è stato presentato ieri mattina alla stampa nella sala Marconi della
nostra emittente. Tra gli ospiti presenti, l’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente
del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, che offre il suo patrocinio,
e Augustine Loorthusamy, direttore del Signis. Il servizio di Roberta Gisotti:
“I media per
una cultura di pace: creando immagini insieme alla nuova generazione”: il tema del
Congresso mondiale del Signis, che vedrà riuniti a Beirut delegati di 140 Paesi, professionisti
di radio, tv, video, cinema, Internet e nuove tecnologie. Una grande opportunità per
dibattere e creare una cultura di pace tra nazioni, popoli, religioni, utilizzando
le straordinarie potenzialità dei media – specie dei nuovi media – non ancora bene
sfruttate per questo nobile scopo. Mons. Claudio Maria Celli:
D. – E’
significativo che un simile congresso lo si faccia in Libano, in una società martoriata,
in gravi difficoltà, dove ci sono popolazioni che hanno sperimentato e sperimentano
ancora la sofferenza di tante tensioni e anche di una guerra. Mi sembra importante
che Signis, come Associazione mondiale della comunicazione, voglia avere il proprio
congresso in Libano e con una tematica che tocca fortemente un aspetto della comunicazione
che è l’immaginazione. Infatti, il tema è proprio come creare immagini che coinvolgano
e creino una cultura di pace. Noi del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali
guardiamo con grande interesse a un simile Congresso. Lo vediamo e lo apprezziamo
proprio in questa contestualità multireligiosa e multiculturale che è il Libano. E’
importante questo dialogo tra le religioni, tra gli uomini e le donne appartenenti
alle varie religioni: un dialogo che vuole essere promotore di pace, di collaborazione,
di ascolto, di rispetto. Ecco perché noi ci auguriamo ancora una volta che un simile
Congresso possa essere l’espressione di questo dialogo rispettoso della verità degli
altri, perché solamente con un simile atteggiamento noi possiamo porre le basi di
uno sviluppo sociale, umano e più ricco, più coinvolgente gli uomini e le donne di
oggi.
D. – Si vuole dunque rivendicare un ruolo più attivo dei media per costruire
culture di pace? I media oggi sono soprattutto impegnati a raccontare le guerre, quindi
bisogna sottolineare che è necessario anche immaginare la pace…
R. – Io penso
che oggi la nostra cultura, che è una cultura digitale, veda come sua espressione
particolare le reti sociali. Benedetto XVI ha dedicato quest’anno un suo Messaggio
proprio allo sviluppo e all’utilizzo delle reti sociali come momento di dialogo umano,
ma anche come momento di una più profonda evangelizzazione. Io credo che per noi discepoli
del Signore Gesù sia significativo e sia un sfida il far sì che proprio attraverso
i nuovi media, le nuove tecnologie – che creano un ambiente dove milioni di uomini
e donne oggi si trovano a vivere – si possano utilizzare queste opportunità per creare
una società più rispettosa dell’uomo e, direi, non passivamente rispettosa, ma attivamente
promotrice dello sviluppo integrale della persona e di tutti gli uomini.