2013-04-15 14:26:55

Crisi del matrimonio: a Milano incontro promosso dall'Università Europea


I giovani scelgono sempre più la convivenza piuttosto che il matrimonio. Una situazione che ogni anno viene riconfermata dai dati statistici e alla quale è stato dedicato l’incontro ieri sera presso l’Ambrosianeum di Milano organizzato tra gli altri dall’Università Europea di Roma. Il servizio è di Paolo Ondarza:RealAudioMP3

Matrimonio e coppie di fatto. Una riflessione sulla crisi delle nozze, sempre meno scelte dai giovani a vantaggio di altre forme di convivenza. Ma perché? Risponde padre Luca Gallizia, pro-rettore dell’Università Europea di Roma:

R. – Penso che spesso la convivenza sia una scelta premeditata e spesso una non scelta, un timore ad assumere un impegno definitivo: è un elemento di minore impegno, di minore responsabilità. Ricordo una delle risposte di Benedetto XVI nell’ultimo Incontro mondiale delle famiglie a due giovani fidanzati che esprimevano al Pontefice la preoccupazione di assumere un impegno come il matrimonio, che ha una caratteristica di definitività e indissolubilità. Ricordo che il Pontefice diede una risposta molto profonda, come sempre, sul valore dell’amore, che non dev’essere fondato soltanto sul sentimento, ma su una scelta che abbracci anche la volontà. Credo che sia questo un elemento importante.

D. – Quindi, paura di un impegno “per sempre”: forse, ai giovani sono mancati anche degli esempi, in questo senso?

R. – Certo. Io credo che, soprattutto nella generazione che li ha preceduti, l’esperienza di tanti fallimenti abbia avuto un peso importante. C’è anche un aspetto relativo alla legislazione che in Italia, ma anche in altri Paesi, sembra tendere ad una equiparazione tra il matrimonio e le coppie di fatto.

Su questi temi il dibattito politico e legislativo in Italia è tuttora in corso. Sentiamo l’opinione di Francesco D’Agostino, presidente dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani:

R. – Che il matrimonio, sociologicamente, sia in crisi non c’è alcun dubbio. Però, è un grave errore pensare che la crisi del matrimonio sia bilanciata dall’aumento delle coppie di fatto e possa essere risolta attraverso una normativa che regoli le coppie di fatto. Infatti, le coppie di fatto si fondano sostanzialmente sull’assenza di ogni progettazione del futuro, e in generale anche sull’assenza di intenzioni procreative. Il matrimonio, invece, da che mondo è mondo è l’unico istituto che garantisce con forza, strutturalmente, l’ordine delle generazioni.

D. – Un calo dei matrimoni ed un aumento delle coppie di fatto, a che cosa porta?

R. – Porta sicuramente a un esito preoccupante. Soltanto la famiglia, strutturata legalmente a partire dal matrimonio, garantisce tre funzioni sociali formidabili che nessun ordinamento statale riuscirà mai a garantire, e cioè: la formazione primaria delle nuove generazioni, la tutela economica e sociale dei membri deboli delle famiglie – per esempio, la tutela dei giovani disoccupati fino a quando non trovano lavoro o la tutela dei portatori di handicap – e infine, la tutela degli anziani. Per cui, indebolire la famiglia e togliere tutela alla famiglia da parte dello Stato è il segno di una cecità difficilmente immaginabile.

D. – Perché i giovani preferiscono convivere?

R. – Guardi, i giovani scelgono le convivenze perché la famiglia non è adeguatamente tutelata, perché non riescono ad avere la sicurezza economica e un insieme di prospettive sociali che renda ai loro occhi il matrimonio meritevole di interesse. In una società in cui la legislazione a favore della famiglia è ridotta al minimo, non ci dobbiamo meravigliare se i giovani rifuggono dal costruire nuove famiglie. Ma tutto questo, naturalmente, ha dei prezzi sociali e i giovani, purtroppo per loro, saranno chiamati a pagare questi prezzi con il passare degli anni.

D. – Per quanto riguarda la situazione in Italia, che cosa si può dire in merito al dibattito sulle unioni civili? Recente è l’appello del presidente della Corte costituzionale affinché le Camere si occupino di questo argomento…

R. – La Corte costituzionale non dovrebbe mai rivolgere appelli alle Camere, perché in tal modo si viola la doverosa separazione dei poteri: i giudici facciano i giudici e non facciano le legg, il parlamento faccia le leggi e non faccia il giudice. Il presidente della Corte non ha detto, perché non poteva dirlo, che nella nostra Costituzione ci sia un esplicito riconoscimento alle coppie di fatto. Per cui, questo appello del presidente della Corte costituzionale corrisponde a ideologie e a visioni del mondo diffuse nella società di oggi, ma di per sé non corrisponde al dettato e ai principi della nostra Carta fondamentale.

D. – E’ giusto dire: “I tempi cambiano: la Costituzione rispondeva alle esigenze dei tempi in cui è stata scritta”?

R. – Non è un affermazione sbagliata, ma deve farla il parlamento, non i giudici della Corte.

Ultimo aggiornamento: 16 aprile







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