Baghdad. Il patriarca Sako: i martiri irakeni "esempio e testimonianza di fede cristiana"
I martiri nella tradizione cristiana d'Oriente hanno un ruolo di primo piano e "le
loro reliquie" sono "tesori preziosi" che rafforzano la fede. Essi rappresentano anche
una "eredità spirituale viva" che apre le porte "alla vita e al futuro". È quanto
ha sottolineato il patriarca caldeo Mar Louis Raphael I Sako, durante l'omelia della
messa celebrata domenica nella cattedrale siro-cattolica di Nostra Signora del Perpetuo
Soccorso a Baghdad. Nello stesso giorno in cui Papa Francesco ha lanciato un appello
a favore dei martiri perseguitati nel mondo, ai quali augura di sentire "il conforto
di Gesù Risorto, il Patriarca ha voluto recarsi "di sua iniziativa" nel luogo simbolo
della violenza estremista islamica in Iraq. Il 31 ottobre del 2010 l'edificio è stato
attaccato da un commando legato ad al Qaida, che ha compiuto una vera e propria carneficina:
oltre 50 morti, fra i quali due giovani sacerdoti, e decine di feriti. Per i moltissimi
fedeli presenti alla messa di ieri, presieduta da mons. Sako assieme a un gruppo di
sacerdoti è un gesto ecumenico carico di "speranza". Il patriarca ha iniziato l'omelia
spiegando il senso del suo "pellegrinaggio" alla chiesa dei martiri: "Vengo come pellegrino
alla vostra cattedrale - ha sottolineato Mar Louis Raphael I Sako - la cattedrale
gloriosa dei martiri, all'inizio del mio servizio patriarcale a Baghdad". Di seguito
ha voluto ringraziare "sua eccellenza Mar Yousif Abba", arcivescovo siro-cattolico
della capitale irakena, che definisce "fratello ed amico di studi nel seminario di
Mosul, per permettermi di fare questo cammino in tutte le sue dimensioni spirituali.
Conosco alcuni martiri della strage - ha aggiunto Mar Sako - soprattutto i due giovani
sacerdoti, Tahir e Waseem, che hanno dato un ottimo esempio di servizio e sacrificio"
per la Chiesa. Mons. Sako ha quindi evidenziato il ruolo dei martiri nella tradizione
orientale: "Nella tradizione delle chiese orientali - ha detto - i martiri hanno un
ruolo illustre, nelle preghiere e nei santuari del nostro Paese". "Cantiamo, nella
lode e nei vespri di ogni giorno, per il loro coraggio, visitiamo le loro reliquie
per ricevere la benedizione, perché esse sono 'tesori preziosi', come canta il rito
caldeo. I martiri rappresentano un'eredità spirituale viva che ci apre nuove porte
alla vita e al futuro". Nell'omelia del patriarca, il richiamo a Tertulliano, teologo
del terzo secolo d.C., che parlando dei martiri sottolinea che "il loro sangue è seme
di una vita nuova". "Nonostante la violenza che non è fonte di gloria agli occhi di
Dio e non rende onore all'uomo - afferma il patriarca - questi martiri rimangono al
vertice dei valori religiosi, come emblemi di pace, amore, servizio e sacrificio.
Sono per noi segno di speranza della vita eterna. Con loro entriamo nel Mistero Pasquale,
cioè quello della risurrezione di Cristo. Come non separiamo la morte di Cristo dalla
sua risurrezione, così non separiamo la morte dalla risurrezione del martire". Mar
Louis Raphael I Sako ha concluso la sua omelia incoraggiando i fedeli a seguire i
passi dei martiri nel cammino pasquale: "Questo non deve avvenire a livello personale,
ma come comunità e Chiesa che cammina in un percorso pasquale. Il nostro popolo deve
vincere la paura e riprendere la forza per camminare verso la pace e la prosperità.
La nostra Chiesa, quella irachena in modo particolare, è marchiata con il segno pasquale.
Non è degno che si chiuda in se stessa, nelle sue difficoltà, ma deve capire - ha
concluso il Patriarca - che è invitata dalla sua coscienza a cambiare la realtà e
le sofferenze alla luce della Pasqua, della vita e del rinnovamento, con un impegno
totale". (R.P.)