Un mese con Papa Francesco, la forza della tenerezza
E’ passato un mese dall’elezione alla Cattedra di Pietro del cardinale Jorge Mario
Bergoglio. Fin dai primissimi momenti del suo Pontificato, Papa Francesco ha conquistato
fedeli e non, con la sua semplicità, la sua tenerezza, la sua spontaneità. Alcune
sue parole come alcuni suoi gesti fanno già parte della memoria collettiva. Nel servizio
di Alessandro Gisotti, ripercorriamo alcuni momenti di questo primo, intenso
mese di Papa Francesco:
Un mese con
Papa Francesco, eppure sembra che sia sempre stato con noi. Quel “buonasera”, rivolto
ai fedeli pochi minuti dopo l’elezione e che tanto aveva stupito per la sua sorprendente
semplicità ha ora il sapore della familiarità per tutti e non solo per i fedeli di
Buenos Aires che, negli anni, hanno imparato a conoscere e amare lo stile semplice,
umile, in una parola evangelico del loro pastore. Vescovo e popolo appunto. Un binomio
che Francesco ha voluto subito richiamare affacciandosi dalla Loggia centrale della
Basilica Vaticana, la sera del 13 marzo. Popolo al quale il nuovo vescovo di Roma,
in modo inedito, ha chiesto di pregare inchinandosi per riceverne la benedizione:
“E
adesso vorrei dare la benedizione, ma prima, prima vi chiedo un favore: prima che
il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi pregate il Signore perché mi benedica:
la preghiera del popolo che chiede la benedizione per il suo vescovo. Facciamo in
silenzio questa preghiera di voi su di me”. (13 marzo 2013, Prime parole dopo
l’Elezione)
Il giorno dopo l’Elezione, come annunciato ai fedeli, Papa Francesco
si reca di mattina presto alla Basilica di Santa Maria Maggiore per rendere omaggio
alla Vergine. Il nuovo vescovo di Roma porta dei fiori alla Madonna. Un gesto che
richiama con forza la dimensione mariana di Jorge Mario Bergoglio. Poi, nel pomeriggio,
la prima Messa celebrata da Papa, nella Cappella Sistina, assieme a quelli che chiama
“fratelli cardinali”. Papa Francesco incentra la sua omelia su tre parole, tre verbi:
camminare, edificare, confessare. Al centro di queste azioni che contraddistinguono
la vita di discepoli di Cristo, è il suo monito, deve sempre esserci la Croce:
"Quando
camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo
un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo vescovi,
preti, cardinali, papi, ma non discepoli del Signore". (Messa pro Ecclesia, 14
marzo)
E sempre ai cardinali, ricevuti il 15 marzo in udienza, chiede con forza
di non cedere “al pessimismo”, all’amarezza che il “diavolo ci offre ogni giorno”.
Non bisogna cedere al pessimismo, osserva, perché “lo Spirito Santo dona alla Chiesa,
con il suo soffio possente, il coraggio di perseverare e anche di cercare nuovi metodi
di evangelizzazione”. Nei primissimi giorni di Pontificato, sembra a tutti naturale
pensare che il nome scelto dal Papa sia legato a San Francesco d’Assisi. Un pensiero
che lui stesso conferma incontrando i giornalisti di tutto il mondo in Aula Paolo
VI. Il Santo Padre confida alcune emozioni vissute al Conclave e in particolare rammenta
l’invito del cardinale brasiliano Hummes a non dimenticare i poveri:
“'Non
dimenticarti dei poveri!'. E quella parola è entrata qui: i poveri, i poveri. Poi,
subito in relazione ai poveri ho pensato a Francesco d’Assisi. (…)
E’ l’uomo che ci dà questo spirito di pace, l’uomo povero … Ah, come vorrei una Chiesa
povera e per i poveri!”. (Udienza ai giornalisti, 16 marzo)
La prima domenica
da Papa viene vissuta da Francesco come una “giornata normale”. E’ un sacerdote, un
vescovo, e dunque celebra una Messa nella parrocchia di Sant’Anna in Vaticano. All’uscita,
tra gioia e stupore, va a salutare i tantissimi fedeli che si sono assiepati fuori
dall’ingresso. E’ il primo bagno di folla per Papa Francesco, di un pastore che non
vuole sottrarsi all’abbraccio dei suoi fedeli. E che rientra nella logica della Misericordia,
nel Dna di Jorge Mario Bergoglio come si coglie anche dal suo motto episcopale, Miserando
atque eligendo. Non stupisce, perciò, che nel primo Angelus davanti ad una Piazza
San Pietro gremita, parli proprio dell’amore di Dio che mai si stanca di perdonare:
“Lui,
mai si stanca di perdonare, ma noi, a volte, ci stanchiamo di chiedere perdono. Non
ci stanchiamo mai, non ci stanchiamo mai! Lui è il Padre amoroso che sempre perdona,
che ha quel cuore di misericordia per tutti noi. E anche noi impariamo ad essere misericordiosi
con tutti”. (Angelus, 17 marzo)
Passano due giorni e Piazza San Pietro
torna a riempirsi, stavolta non solo di semplici fedeli ma anche di capi di Stato
e leader religiosi, tra cui il Patriarca ecumenico Bartolomeo I. E’ il 19 marzo, festa
di San Giuseppe patrono della Chiesa universale, e Papa Francesco celebra la Messa
per l’inizio del suo ministero petrino. Il Papa percorre più volte la piazza a bordo
della sua jeep scoperta e più volte si ferma per salutare i fedeli, per baciare i
bambini. Va incontro ai malati, ai sofferenti, ai disabili: li benedice, li abbraccia.
L’abbraccio amorevole di un padre ai figli che hanno più bisogno. Ad ascoltare il
266.mo Pontefice ci sono, dunque, i potenti della Terra, ma Francesco ha voluto vicino
a sé anche gli ultimi, come un rappresentante dei poveri cartoneros di Buenos
Aires. Dell’omelia, focalizzata sul tema del “custodire” il prossimo e il creato,
rimarrà nella memoria il passaggio sul potere come servizio:
“Non dimentichiamo
mai che il vero potere è il servizio e che anche il Papa per esercitare il potere
deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce”.
(Messa di inizio Pontificato, 19 marzo)
E uno dei servizi che il Papa può
rendere all’umanità è quello di essere costruttore di ponti, Pontefice appunto, e
promotore di pace. San Francesco è l’uomo del dialogo e il Papa che, per primo, ha
preso il suo nome vuole mettersi sul cammino del Poverello d’Assisi, come dirà agli
ambasciatori di tutto il mondo, nell’udienza al Corpo diplomatico presso la Santa
Sede:
“Desidero proprio che il dialogo tra noi aiuti a costruire ponti fra
tutti gli uomini, così che ognuno possa trovare nell’altro non un nemico, non un concorrente,
ma un fratello da accogliere ed abbracciare!”. (Udienza a Corpo diplomatico, 22
marzo)
Il giorno dopo, un evento che entra nei libri di storia: Papa Francesco
incontra Benedetto XVI a Castel Gandolfo. Per la prima volta un Papa abbraccia un
Papa emerito. E’ l’abbraccio tra due “fratelli”, come Francesco sottolinea in un momento
di grande commozione. Significativamente questo avvenimento unico avviene alla vigilia
della prima Settimana Santa celebrata dal nuovo vescovo di Roma. Il 24 marzo, Domenica
delle Palme, un tiepido sole riscalda gli oltre 200 mila fedeli che sono convenuti
in Piazza San Pietro per la Messa. Tantissimi i giovani presenti e proprio a loro,
il Santo Padre rivolge parole di incoraggiamento:
“E per favore, non lasciatevi
rubare la speranza! Non lasciate rubare la speranza! Quella che ci dà Gesù”. (Domenica
delle Palme, 24 marzo)
Il Giovedi Santo, il Papa va dunque a ribadire di persona
questa esortazione ai giovani detenuti del Carcere romano di Casal del Marmo. Papa
Francesco lava i piedi a 12 di loro, tra cui due ragazze. A questi giovani, porta
“la carezza di Gesù”, la misericordia di Dio che mai si stanca di perdonare. Prima
della Messa in Coena Domini, celebrata nel carcere minorile, la mattina il
vescovo di Roma aveva celebrato la Messa crismale con i sacerdoti della sua diocesi.
Nell’omelia, l’invito ai preti romani, e non solo, ad uscire da se stessi e ad andare
nelle periferie, fisiche e esistenziali, dove il popolo soffre di più. Un pastore,
avverte, non può non conoscere le sue pecore:
“Questo io vi chiedo: siate
pastori con l’odore delle pecore, pastori in mezzo al proprio gregge, e pescatori
di uomini”. (Messa crismale, 28 marzo)
E un pastore, anzi ogni cristiano
- ricorda alla sua prima Via Crucis al Colosseo – deve sapere che la “Croce
di Gesù è la Parola con cui Dio ha risposto al male del mondo”. Ecco da dove nasce
la speranza del cristiano, proclama con forza la Domenica di Pasqua: dall’amore di
Gesù che ha vinto la morte. Sono passate meno di tre settimane dall’elezione e Papa
Francesco torna ad affacciarsi dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana. “Cristo
è risorto”, annuncia con il volto gioioso. E nel messaggio pasqualeincoraggia
tutti, “a Roma e nel mondo”, a lasciarsi trasformare da Gesù:
“Lasciamoci
rinnovare dalla misericordia di Dio, lasciamoci amare da Gesù, lasciamo che la potenza
del suo amore trasformi anche la nostra vita; e diventiamo strumenti di questa misericordia,
canali attraverso i quali Dio possa irrigare la terra, custodire il creato e far fiorire
la giustizia e la pace”. (Benedizione Urbi et orbi, 31 marzo)
Prima
della Benedizione Urbi et Orbi, Papa Francesco aveva girato più volte a bordo
della sua jeep scoperta in Piazza San Pietro per salutare quanti più fedeli possibili.
Tanti i bambini che il Santo Padre bacia e benedice, come avverrà in ogni udienza
generale. Commuovente l’abbraccio prolungato che riserva ad un giovane disabile. Immagine
che è già un simbolo del Pontificato. Tra i gesti che colpiscono, in queste prime
settimane, la scelta del Papa di rimanere ad abitare nella Casa Santa Marta. Ogni
mattina, il Santo Padre celebra una Messa nella Cappella della Domus. Le omelie sono
sintetizzate dalla nostra emittente, e così i fedeli di tutto il mondo possono avere
il commento del Papa al Vangelo del giorno. Ecumenismo, impegno per i poveri, slancio
verso la nuova evangelizzazione: sono tra i temi che il nuovo Papa mette al centro
del suo ministero già nel primo mese. Tra questi spicca anche il rilievo che il Papa
attribuisce ai laici e in particolare alle donne. All’udienza generale del 3 aprile,
tra gli applausi della Piazza, Papa Francesco elogia il genio femminile al servizio
del Vangelo:
E questo è bello, e questo è un po’ la missione delle donne,
della mamme, delle nonne. Dare testimonianza ai loro figli, ai loro nipotini, che
Gesù è vivo, è vivente, è risorto. Mamme e donne, avanti con questa testimonianza!”.
(Udienza generale, 3 aprile)
“Avanti con questa testimonianza”. Un’esortazione
che, con parole diverse ma con lo stesso spirito, Papa Francesco ripete domenica 7
aprile quando al Regina Caeli in Piazza San Pietro richiama il Beato Wojtyla
nell’esortare i fedeli a non avere paura di annunciare Gesù e di portarlo anzi nelle
piazze tra la gente. E una piazza l’aspetta con trepidazione il pomeriggio. E’ Piazza
San Giovanni in Laterano, gremita di fedeli per la presa di possesso della Basilica
Lateranense, della sua Cattedra di vescovo di Roma. Vescovo e popolo. Il binomio,
con cui si era presentato al mondo la sera del 13 marzo, torna a risuonare con grande
forza nel saluto che Papa Francesco rivolge ai romani:
“E andiamo avanti
tutti insieme, il popolo e il vescovo, tutti insieme, avanti sempre con la gioia della
Risurrezione di Gesù: Lui sempre è al nostro fianco”. (Messa in San Giovanni in
Laterano, 7 aprile)