A Venezia la Beatificazione di don Luca Passi, il predicatore che conquistava i
cuori
Oggi pomeriggio alle 15, nella cattedrale di San Marco a Venezia, la cerimonia di
Beatificazione di don Luca Passi, il sacerdote bergamasco ricordato come predicatore
eccellente ed evangelizzatore entusiasta dei giovani, che nel 1838 fondò l’Istituto
delle Suore Maestre di Santa Dorotea. A rappresentare il Santo Padre, il cardinale
Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Il servizio
è di Roberta Barbi:
“Chi non arde,
non accende”. Questo usava dire don Luca alle consorelle che si occupavano dell’educazione
cristiana delle giovani, che voleva conquistate dal “fuoco d’amor di Dio”. Quel fuoco
in lui era divampato fin da piccolo, grazie all’educazione spirituale ricevuta in
famiglia e ai lunghi anni dell’infanzia trascorsi nella villa di campagna di Calcinate,
vicina al palazzo dello zio monsignore dove fu trasferito il seminario di Bergamo
dopo la sua soppressione. Una figura splendente, quella del parente, tanto che tre
degli undici fratelli Passi ne seguirono l’esempio scegliendo la vita sacerdotale.
Don Luca, animato dall’urgenza di testimoniare ed evangelizzare, fece di più, e diventò
uno dei grandi missionari apostolici del XIX secolo, insignito da Papa Gregorio XVI
del titolo di “Missionario Apostolico”. Una dote, quella della predicazione, che ricorda
anche il cardinale Amato al microfono di Roberto Piermarini:
“Oltre
alla predicazione ordinaria fatta in parrocchia, egli si dedicò alla predicazione
straordinaria, fatta in varie città su richiesta di vescovi e di parroci e comprendente
quaresimali, mesi mariani, esercizi spirituali, novene, tridui, panegirici in onore
dei Santi, quarant’ore. Al termine, poi, di ogni missione, era solito rilasciare i
cosiddetti ricordi, introdotti spesso dalla parola di San Paolo:
‘La volontà di Dio è questa, che vi facciate Santi’”.
Questi ricordi erano
per lo più elenchi dettagliati degli obblighi religiosi di ogni buon cristiano, in
relazione alle proprie condizioni di vita, per aspirare alla santità. Come figura
di riferimento, specialmente per le ragazze, don Passi scelse Santa Dorotea, la martire
cristiana del III secolo che poco prima del patibolo riuscì a far tornare a Cristo
due donne che sotto tortura lo avevano rinnegato e convertì il giovane pagano Teofilo,
cui mandò dal paradiso un angelo recante rose e mele, per dimostrargli l’esistenza
della vita eterna, oltre la morte. A spiegare il riferimento è il cardinale Amato:
“Il
rimando a Santa Dorotea potrebbe ricordare che anche i giovani possono essere missionari
di Cristo tra i loro compagni, così come fu Dorotea, questa ragazza cristiana dell’antica
regione della Cappadocia, oggi in Turchia, che convertì, praticamente, queste due
ragazze e questo giovane pagano”.
I giovani: la loro educazione e formazione
cristiana, specialmente dei poveri, era un obiettivo fondamentale per don Luca, che
già nel 1815 diede vita a due opere pie, quella di San Raffaele e quella di Santa
Dorotea. La prima, per i maschi, si diffuse a Genova, ma ebbe breve vita a causa dei
moti rivoluzionari del ’48; il ramo femminile, invece, ebbe più successo, tanto che
in sostegno dell’opera il sacerdote fondò la congregazione di religiose, che stimolava
al loro compito dicendo: “Bisogna dare la vita anche per la salvezza di una sola persona”.
Ne ripercorre il sentiero il cardinale Amato:
“L’attività pastorale
del nostro Beato ebbe il suo culmine nella fondazione, nel 1838, a Venezia, delle
Suore Maestre di Santa Dorotea, una congregazione ancora oggi dinamicamente protesa
nell’accompagnamento e nella guida dei giovani a Cristo”.