Parigi. Il patriarca maronita Rai: la Primavera araba deve diventare “Primavera dell’uomo”
Nel corso della sua visita ufficiale in Francia, il patriarca maronita card. Bechara
Rai ha tenuto una conferenza partendo dal titolo "La presenza cristiana in un contesto
teocratico". L'evento si è tenuto mercoledì scorso presso l'Istituto cattolico di
Parigi, nel quadro di un simposio dedicato a "Cristo e Cesare, l'opinione delle Chiese"
organizzato dall'Istituto superiore di studi ecumenici (Iseo), in seno allo stesso
istituto cattolico guidato da padre Jacques-Noël Peres. Il testo della lezione - riferisce
l'agenzia Asianews - è attuale e formativo per due diverse ragioni. Esso sottolinea
l'ambiguità della "Primavera araba", così come è percepita dalle Chiese orientali
e fornisce, in aggiunta, le informazioni sul contenuto dei colloqui che il Patriarca
Rai ha potuto intrattenere con diversi funzionari francesi e il presidente François
Hollande in primis. Tra i molti punti analizzati il Patriarca sottolinea che per riscattare,
se non addirittura giustificare la violenza che ha caratterizzato la "Primavera araba",
essa deve trasformarsi in una "Primavera dell'uomo", mettendo fine al dispotismo,
alla repressione, alla dominazione, al soffocamento delle libertà e alla corruzione".
Il card. Rai analizza in profondità il cambio che è avvenuto nel regime egiziano e
mette in guardia contro il pericolo dell'estremizzazione dell'islam moderato, in mancanza
di una influenza significativa del pensiero politico cristiano, custode dei diritti
inviolabili dell'uomo. Infine il patriarca si è detto indignato per il fatto che "in
Siria non si è più in grado di capire quali siano le ragioni della violenza e della
guerra fra le due fazioni in lotta. Non vediamo altro che massacri, distruzioni e
fuga di cittadini. Le nazioni di Oriente e Occidente - ha detto - non fanno altro
che fomentare la guerra senza alcun appello alle parti in lotta a favore della pace,
del dialogo e dei negoziati. In questi tempi di crisi e di ricerca della verità -
conclude il Patriarca - la nostra speranza è quella di vedere che il Libano si faccia
portatore del suo ruolo di messaggero di pace e convivenza". (R.P.)