Siria: 57 morti a Daraa. Tragica testimonianza di mons. Audo, vescovo caldeo di Aleppo
Ancora una giornata di sangue in Siria. Un’incursione dell’esercito fedele al presidente
Assad nella provincia meridionale di Daraa ha provocato 57 morti, tra cui si contano
almeno 6 bambini e 7 donne. A riferirlo l'Osservatorio siriano per i diritti umani.
I raid, in cui sono state rase al suolo molte case, sono una rappresaglia contro i
militari che, ieri, si erano ammutinati per unirsi ai ribelli. I disertori, infatti,
si erano rifugiati nei due villaggi distrutti. Drammatica la situazione pure ad Aleppo;
in quella che una volta era la capitale economica del Paese, oggi si vive una situazione
di estrema povertà, come racconta il vescovo caldeo della città, mons. Antoine
Audo, presidente di Caritas Siria. L’intervista è di Salvatore Sabatino:
R. - Non c’è
lavoro. La gente è diventata povera. Tutto è caro, c’è la guerra tutto intorno. E
tutto questo provoca costernazione e amarezza nella gente. In questo contesto, questo
pomeriggio celebreremo una Messa con tutti i sacerdoti della parrocchia di Cheikh
Maksoud, con i vescovi, con tutti quelli che lavorano con la Caritas, per dare questa
testimonianza di solidarietà per far capire che siamo uniti in un atteggiamento di
comunione e di attenzione.
D. - Lei ha parlato di Cheikh Maksoud, che è un
quartiere a maggioranza cristiana. Purtroppo ci sono dei problemi seri per i cristiani
in questo momento che stanno fuggendo via…
R. - Tutti hanno lasciato questo
quartiere che si trova in collina, non lontano da noi. Sono venuti al centro della
città con le loro famiglie. C’è un gruppo di frati che hanno un convento, hanno avuto
una grande scuola, e ci sono gruppi di volontari che si prendono cura di loro. Ognuno
fa quello che può!
D. - In questi momenti di grande crisi e difficoltà, c’è
anche evidentemente uno spirito di solidarietà tra la gente, che si aiuta…
R.
- Sì. Tutti fanno gesti di generosità. I più poveri sono quelli che hanno una sensibilità
maggiore nell’aiutare quelli che sono più poveri di loro. E questa è veramente una
bella testimonianza. Per me, è la più importante!
D. - Lei è presidente di
Caritas Siria. So che siete molto impegnati nell’aiutare la popolazione…
R.
- Sì. Insieme all’aiuto delle altre Caritas nel mondo, possiamo organizzare progetti
per distribuire cibo, medicine e per aiutare - chi non può permetterselo - a pagare
la casa. Ci sono gruppi di volontari che lavorano con uno spirito molto positivo.
Quando in Siria si parla di Caritas, la gente mostra un rispetto profondo verso questa
organizzazione, perché sa che è la presenza della Chiesa cattolica al servizio di
tutti, non solo dei credenti, ma per tutti quelli che hanno bisogno. Per loro, la
Chiesa cerca di essere presente.
D. - So che ci sono anche problemi per quanto
riguarda le cure, gli ospedali. Molti medici sono stati costretti a fuggire sotto
minaccia…
R. - È veramente un dramma. Due giorni fa ero in visita alle suore
di San Giuseppe, che ad Aleppo hanno un ospedale molto importante. Mi hanno riferito
che non c’erano più medici, perché, sotto minaccia, sono stati costretti ad andare
fuori dalla Siria. È un vero problema. Abbiamo bisogno di questi medici specialisti,
che sono obbligati a partire perché hanno paura di essere rapiti o uccisi.
D.
- Vuole lanciare un appello attraverso la Radio Vaticana?
R. - Prima di tutto
un ringraziamento per tutti quelli che pensano a noi che si adoperano per noi. Tutta
la Chiesa, attraverso il mondo, prega. Anche il Santo Padre ha parlato della Siria
il giorno di Pasqua. Tutti questi gesti ci aiutano molto. Non perdiamo la speranza
per la pace! Cerchiamo di fare il possibile perché i cristiani in Siria e nel mondo
rimangano un segno di speranza per la pace e la riconciliazione!