La Corea del Nord minaccia il Giappone. Seul e Washington alzano il livello di allerta
militare
La Corea del Nord prosegue la sua offensiva retorica. Questa volta a finire nel mirino
è il Giappone. Seul e Washington, intanto hanno elevato di un grado il livello di
allerta militare, mentre resta chiuso ai turisti un valico di frontiera tra la Cina
e la Corea del Nord. Sentiamo Salvatore Sabatino:
Tokyo, Osaka,
Kyoto. E’ il Giappone intero, insomma, a finire nel mirino di Pyongyang, che prosegue
la sua campagna retorica. “Il Paese nipponico - ha ammonito il Rodong Sinmun, il quotidiano
del Partito dei Lavoratori di Pyognyang - si trova vicino alla Corea del Nord e quindi
non può evitare di essere bersaglio di attacchi di rappresaglia”. Lo stesso dicasi,
ovviamente, per la confinante Corea del Sud, che non a caso ha alzato tutti i livelli
di allerta. Anche perché ieri era il primo giorno del periodo indicato come utile
per mettere a segno un attacco vero e proprio; primo giorno, però, trascorso senza
azioni concrete. Intanto tendono ad irrigidirsi sempre di più i rapporti con la Cina,
che ieri ha, di fatto, sigillato la frontiera ai turisti, mentre resta aperto il traffico
commerciale. La Russia, Paese guardato con interesse dal leader Kim Jong-un, ha chiesto
la massima prudenza con le “manovre militari”, insistendo sul fatto che Washington
e Mosca sono sulla stessa lunghezza d'onda.
Ma quanto è vasto e potente l’arsenale
militare della Corea del Nord? Cecilia Seppia lo ha chiesto a Stefano Silvestri,
presidente dell’Istituto Affari Internazionali:
R. - La Corea
del Nord dovrebbe avere un certo numero di testate nucleari, probabilmente più basate
sul plutonio che sull’uranio, quindi piuttosto pesanti e poco miniaturizzate. Si dice
che potrebbero essere da tre ad una ventina. Molti dubitano che abbiano la capacità
di inserire testate nucleari all’interno di questi missili, quindi le tesate nucleari
potrebbero essere sparate in altra maniera o lanciate da aerei. I loro missili sono
variazioni di vecchi missili russi o missili loro elaborati in proprio da modelli
iniziali cinesi e sono di varia gittata ma piuttosto imprecisi. Il missile di cui
si parla oggi, che dovrebbe essere forse sperimentato dalla Corea del Nord, ha una
gittata media di circa 4 mila chilometri che significa che all’interno del suo raggio
d’azione c’è il Giappone e al limite ci può essere l’isola di Guam. Molti dubitano
che i missili coreani possano raggiungere gli Stati Uniti. Al massimo quelli a più
lunga gittata, che però sinora non si sa come e quanto funzionino, potrebbero toccare
il territorio dell’Alaska.
D. - Parliamo invece dell’esercito regolare di Pyongyang
e delle armi cosiddette “convenzionali”. Molti sostengono che non sia all’altezza,
che sia quasi antiquato…
R. – Diciamo che non è il massimo della modernità,
però è piuttosto potente. Ha molti cannoni, ha molti carri armati, è un esercito ancora
concepito secondo il vecchio modello sovietico. Ha il grande vantaggio, in caso di
guerra, di avere il nemico assolutamente a portata di pistola, neanche di fucile,
appunto la Corea del Sud e in particolare la capitale Seul. Quindi, potrebbe sicuramente
infliggere grossi danni, anche se difficilmente potrebbe vincere una guerra. Ha una
marina con una certa quantità di sottomarini e soprattutto una forte capacità di seminazione
di mine.
D. – C’è confusione in questi giorni anche da parte dei media delle
agenzie giornalistiche sui termini “attacco” e “test” missilistico da parte della
Corea del Nord. Entrambi creano allarmi però c’è una differenza, possiamo spiegarla?
R.
– Il test missilistico non è un attacco, è una sfida alla volontà espressa dal Consiglio
di sicurezza delle Nazioni Unite, che ha imposto alla Corea di non fare altri test
missilistici o nucleari. Bisogna anche vedere dove sia indirizzato questo test missilistico.
Se dovesse sorvolare, per esempio, la Corea del Sud o il Giappone, questo potrebbe
essere visto come una sorta di indiretta minaccia.
D. – Washington e Seul hanno
alzato l’allerta militare a livello 2, segno di una minaccia reale e vitale per la
pace e la sicurezza. Oggi, inoltre scade il termine per l’evacuazione degli stranieri
dalla Corea del Sud. Cosa ci dobbiamo aspettare?
R. – Per il momento, credo
siamo ancora a livello di una guerra di parole. Però, è abbastanza evidente che né
gli americani, né i coreani del sud sembrano disponibili a fare a questo punto concessioni.
Io credo che se la Corea del Nord, a questo stadio, si aspetta che qualcuno faccia
concessioni, si fa illusioni. La risposta di cercare di proteggere le popolazioni
civili, mettere batterie antimissili è semplicemente precauzionale, però è indicativa
di una volontà di non farsi terrorizzare dalla Corea del Nord.