2013-04-11 11:55:58

50° "Pacem in terris". Mons. Capovilla: Papa Roncalli mostrò che la pace non è un'utopia


Un “grande giorno” per la Chiesa e per tutta l’umanità. Così, mons. Loris Capovilla, definisce l’11 aprile del 1963, giorno in cui Giovanni XXIII firmò la Pacem in Terris, l’Enciclica che ha chiamato tutta l’umanità ad impegnarsi per la pace e la collaborazione dei popoli. Mons. Capovilla, che di Papa Roncalli fu il segretario particolare, ricorda al microfono di Laura De Luca lo spirito con cui nacque l’Enciclica:RealAudioMP3

R. - Fu un grande giorno per la Chiesa cattolica e per tutta l’umanità, perché fu il primo documento che - per ispirazione del Signore - Papa Giovanni inviò non solo ai cardinali, patriarchi, arcivescovi, vescovi, ma - per la prima volta - a tutti gli uomini e donne di buona volontà! Pacem in Terris, l’ultima Enciclica di Giovanni XXIII, è l’estremo servizio e l’estrema testimonianza di un padre che si rivolge alla famiglia umana, invitando tutti gli uomini a riconoscersi figli di Dio. Quell’insegnamento suscitò enorme impressione e venne accolto come il testamento che il padre saggio e illuminato, destinava alla famiglia umana lacerata da interessi contrastanti e da avversioni insensate e talvolta implacabili. Papa Giovanni disse in questa Enciclica: “Di mio, c’è innanzi tutto l’esempio che volli dare nel corso della mia vita su indicazione del piccolo libro della mia giovinezza, L'imitazione di Cristo; l’uomo pacifico fa più bene che l'uomo istruito”. Egli non si arrogava titoli quali maestro, riformatore, "magico risolutore" dei problemi sollevati dalla drammatica situazione del mondo, pago di assolvere il suo primo dovere di catechizzare con amore di camminare accanto a tutti i suoi simili che ascoltava ed ammoniva. Promosse, senza alcun dubbio, un’azione capillare per sostenere contro l’istinto bellicoso la possibilità della pace. Si direbbe l’ineluttabilità della pace. Ci vorranno anni, secoli se volete, ma questo non ha importanza, il tempo non è nostro! L’importante è che noi non coltiviamo un’utopia, ma una sicurezza, una speranza; la speranza evangelica che un bel giorno gli uomini aboliranno la violenza e insieme collaboreranno! Penso ad alcune espressioni del Pontificato di Papa Francesco: cammineranno insieme, costruiranno insieme e insieme confesseranno l’onnipotenza, la bontà, la misericordia e l’amore di Dio.

D. - Coscienza della libertà, della collaborazione, della fraternità e dalla pace, che andavano inevitabilmente insieme... di questo Papa Giovanni era lucidamente consapevole …

R. - Uno dei tre segni dei tempi segnalato in apertura dell’Enciclica è l’aspirazione ardente di tutti i popoli, dei piccoli o dei grandi, di tutti, alla collaborazione, all’integrazione. Lo stesso Papa all’inizio del suo Pontificato quando gli hanno chiesto: “Ma lei è italiano? Ha girato tutta l’Italia, poi è stato in Bulgaria, in Grecia, in Francia… Lei ha girato l’Africa settentrionale, ha visitato tutta l’Europa. Dove si è trovato meglio?” E lui: “Prima di tutto, nel mio piccolo paese natale, di contadini, di lavoratori della terra, ma poi nella mia vita, dovunque ho messo piede, ho messo anche il mio cuore, perché tutto il mondo è la mia famiglia!"







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