Usa: Senato al voto per la riforma che limita il possesso di armi
Controlli preventivi a cui sottoporre chi vuole comprare un’arma e un allargamento
delle zone in cui è vietato essere armati. È quanto prevede la legge di riforma sul
possesso delle armi, che oggi passerà a un primo esame del Senato statunitense. Obama
spera in un accordo "bipartisan", visto che non ha la maggioranza alla Camera dei
rappresentanti. Un voto che avviene con il Paese sotto shock per le vittime dei giorni
scorsi, una donna e un bambino, morti causate da armi lasciate incustodite. Marco
Guerra ne ha parlato Marilisa Palumbo, americanista del Corriere della
Sera:
R. – Obama aveva
spinto su una legislazione molto dura, sul controllo delle armi, soprattutto dopo
la tragedia di dicembre della scuola elementare "Sandy Hook" di Newtown, dove avevano
perso la vita venti bambini e sei adulti. In quel momento, sembrava ci fosse una spinta
vera per un’azione sul controllo delle armi. Adesso, si arriva a questo voto con qualche
difficoltà, perché fino a ieri i repubblicani hanno minacciato anche l’ostruzioniso.
Poi, si sono spaccati e quindi si riuscirà quantomeno a portare in aula il disegno
di legge, in un’aula dove sappiamo i democratici hanno la maggioranza. Purtroppo,
però, anche loro sono divisi, perché alcuni democratici non sono disposti ad approvare
delle misure troppo stringenti. Insomma, è comunque un primo passo importante, ma
ci si arriva con meno slancio di quanto probabilmente ci si sarebbe aspettati .
D.
– Tuttavia, molti parlano di un passo storico, perché?
R. – Lo è decisamente,
perché comunque non si discute di controllo delle armi in Congresso dal 1994, quando
l’amministrazione Clinton spinse e riuscì a far approvare il bando alle armi d’assalto,
anche lì sull’onda dell’orrore per la tragedia di Columbine. Quel bando è scaduto
nel 2004 e naturalmente l’amministrazione Bush non ha voluto rinnovarlo. Da lì, non
si è mai discusso di reintrodurlo e adesso si prova a fare qualcosa. Ricordiamoci
che la questione del controllo delle armi è uno dei temi più delicati e più controversi
nella discussione pubblica americana, perché ci sono ragioni storiche e culturali:
il mito della frontiera, il secondo emendamento, il diritto al possesso delle armi.
D. – L’opinione pubblica condivide la stretta che si vuole dare al livello
politico e dal Parlamento americano alle armi facili?
R. – L’America degli
ultimi anni sta cambiando davvero in tante cose e quindi c’è sicuramente una maggiore
sensibilità, desiderio di controlli maggiori. Probabilmente, sulla limitazione vera
al porto d’armi, sul diritto di possedere armi, c’è ancora un consenso piuttosto generalizzato.
C’è però la consapevolezza della necessità di maggiori controlli. Naturalmente, poi,
dobbiamo anche ricordare che c’è un’azione di lobby fortissima su questi temi.
La National Rifle Association spende milioni di dollari ogni anno per sostenere le
campagne elettorali di deputati e senatori che si esprimono contro il controllo delle
armi.
D. – Si stima che oltre sei milioni di armi vengano vendute negli Stati
Uniti, senza alcun controllo sul passato degli acquirenti. Il mercato è così veramente
deregolamentato? E’ fuori controllo?
R. – Abbastanza. Si stima che, più o
meno, ci siano 310 milioni di armi negli Stati Uniti. I controlli sono pochissimi.
Persino le misure che si vorrebbero introdurre in questo disegno di legge non prevedono
grandi controlli nelle vendite tra privati. Direi che sia davvero fuori controllo.