Mali: profughi, scarsità di cibo e sminamento le nuove emergenze
“Le condizioni di sicurezza a Bamako e in gran parte del Paese sono migliorate, ma
abbiamo ancora il problema dei profughi e dei rifugiati da far rientrare nei loro
luoghi di origine” dice all’agenzia Fides don Edmond Dembele, segretario della Conferenza
episcopale del Mali, dove la Francia ha avviato un primo parziale ritiro delle proprie
truppe che hanno liberato il nord dai gruppi jihadisti. “Nelle stesse città che erano
occupate dai gruppi ribelli la sicurezza è migliorata e la vita ricomincia poco a
poco” dice il sacerdote. “Anche se alcuni sfollati stanno rientrando al nord, la maggior
parte dei rifugiati all’estero e degli sfollati interni sono rimasti nelle strutture
di accoglienza. Purtroppo gli aiuti non sono sufficienti a fare fronte alle necessità
di tutte queste persone” prosegue don Dembele. “La Chiesa continua a sostenere come
può gli sforzi umanitari. Il centro di accoglienza della diocesi di Bamako è ancora
affollato, mentre durante la Quaresima è stata indetta una colletta nazionale tra
i fedeli per raccogliere fondi per gli sfollati”. Don Dembele sottolinea inoltre due
ulteriori problemi che complicano la situazione. “Il periodo da aprile a settembre
è critico per i raccolti, soprattutto se le piogge non sono state abbondanti. Quest’anno
ha piovuto fin troppo al punto che vi sono state inondazioni che hanno danneggiato
le coltivazioni. Il Mali sta quindi attraversando una crisi alimentare e in diverse
regioni la gente sta soffrendo” dice don Dembele. Nel nord inoltre la guerra e la
fuga di parte della popolazione ha bloccato le attività agricole che sono ora colpite
della presenza di mine e di altri ordigni inesplosi. “Il raccolto inizia verso maggio
e senza un’adeguata azione di sminamento e di bonifica, rischia di essere compromesso”
conclude don Dembele. (R.P.)