In un’atmosfera calorosa con oltre 60mila sostenitori convenuti in uno stadio nei
pressi di Nairobi, ieri ha prestato giuramento Uhuru Kenyatta, il quarto presidente
del Kenya dall’indipendenza del Paese nel 1963. Su Kenyatta però pesano le accuse
della Corte Penale Internazionale di crimini contro l’umanità per le violenze durante
le elezioni presidenziali del 2007. Il servizio di Giulio Albanese:
Il neopresidente,
51 anni, ha prestato il suo giuramento di fedeltà tenendo in mano la Bibbia, vicino
a sua moglie, in piedi, sul palco. Come era prevedibile, Kenyatta ha ringraziato i
suoi elettori per aver respinto il ricatto della Corte Penale Internazionale (Cpi).
Quest’ultima ha intimato al neo presidente di presentarsi il 9 luglio prossimo per
rispondere di crimini contro l’umanità di cui è accusato, come presunto regista delle
violenze che hanno preceduto e seguito le elezioni presidenziali del 2007. E mentre
le diplomazie occidentali, in linea con i pronunciamenti della Corte dell’Aja, erano
rappresentate ieri dai rispettivi ambasciatori, si rafforza l’influenza dei Brics,
Cina in primis, che guardano all’ex colonia inglese come ad un Paese strategico per
il commercio con l’oriente.