2013-04-10 14:57:01

Coree: tensione per possibile test missilistico. Washington e Seul in allerta


Tensione sempre alta tra le due Coree. Seul e Washington hanno elevato di un grado il livello di allerta militare di fronte alle minacce di un lancio imminente di missili da parte di Pyongyang. Chiuso ai turisti un valico di frontiera tra la Cina e la Corea del Nord. La Casa Bianca parla di una retorica inutile, ma intanto tutto è pronto per l’evacuazione degli stranieri dal Sud. Si moltiplicano anche gli appelli alla calma, l’ultimo arriva dal Dalai Lama che ribadisce: “i missili non risolvono i conflitti”. Il servizio di Cecilia Seppia:RealAudioMP3

Le immagini satellitari parlano chiaro: Pyongyang ha preparato i suoi missili Musudan e Scud, di una portata teorica fino 4 mila km, per un nuovo lancio che potrebbe addirittura avvenire in giornata. Secondo l’amministrazione Obama, inoltre, il test potrebbe essere eseguito da diversi siti e senza l’invio di un avvertimento standard agli aerei commerciali e alle navi. Seul e Washington così corrono ai ripari portando dal primo al secondo livello il grado di allerta militare perché – come si legge in un comunicato diffuso dall’agenzia Yonhap – ormai “si è di fronte ad una minaccia vitale” per la pace e la sicurezza della popolazione. Intanto, dopo l’invito rivolto dal governo nordcoreano agli stranieri affinché lascino la Corea del Sud di fronte a un rischio guerra, le autorità cinesi hanno chiuso il posto di frontiera di Dandong che sarà valicabile solo per fini commerciali. Anche il Giappone si prepara al peggio schierando missili Patriot a pochi passi da Tokyo. E il premier nipponico, Shinzo Abe, assicura: “Stiamo prendendo tutte le misure per proteggere la vita delle persone e garantire la loro sicurezza”. Domani, a Seul, previsto anche l’arrivo del segretario generale della Nato, Rasmussen, per una visita che però – precisano fonti di Bruxelles – era già in programma.

Quanto è vasto e potente l’arsenale militare della Corea del Nord? Cecilia Seppia lo ha chiesto a Stefano Silvestri, presidente dell’Istituto Affari Internazionali.RealAudioMP3

R. - La Corea del Nord dovrebbe avere un certo numero di testate nucleari, probabilmente più basate sul plutonio che sull’uranio, quindi piuttosto pesanti e poco miniaturizzate. Si dice che potrebbero essere da tre ad una ventina. Molti dubitano che abbiano la capacità di inserire testate nucleari all’interno di questi missili, quindi le tesate nucleari potrebbero essere sparate in altra maniera o lanciate da aerei. I loro missili sono variazioni di vecchi missili russi o missili loro elaborati in proprio da modelli iniziali cinesi e sono di varia gittata ma piuttosto imprecisi. Il missile di cui si parla oggi, che dovrebbe essere forse sperimentato dalla Corea del Nord, ha una gittata media di circa 4 mila chilometri che significa che all’interno del suo raggio d’azione c’è il Giappone e al limite ci può essere l’isola di Guam. Molti dubitano che i missili coreani possano raggiungere gli Stati Uniti. Al massimo quelli a più lunga gittata, che però sinora non si sa come e quanto funzionino, potrebbero toccare il territorio dell’Alaska.

D. - Parliamo invece dell’esercito regolare di Pyongyang e delle armi cosiddette “convenzionali”. Molti sostengono che non sia all’altezza, che sia quasi antiquato…

R. – Diciamo che non è il massimo della modernità, però è piuttosto potente. Ha molti cannoni, ha molti carri armati, è un esercito ancora concepito secondo il vecchio modello sovietico. Ha il grande vantaggio, in caso di guerra, di avere il nemico assolutamente a portata di pistola, neanche di fucile, appunto la Corea del Sud e in particolare la capitale Seul. Quindi, potrebbe sicuramente infliggere grossi danni, anche se difficilmente potrebbe vincere una guerra. Ha una marina con una certa quantità di sottomarini e soprattutto una forte capacità di seminazione di mine.

D. – C’è confusione in questi giorni anche da parte dei media delle agenzie giornalistiche sui termini “attacco” e “test” missilistico da parte della Corea del Nord. Entrambi creano allarmi però c’è una differenza, possiamo spiegarla?

R. – Il test missilistico non è un attacco, è una sfida alla volontà espressa dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che ha imposto alla Corea di non fare altri test missilistici o nucleari. Bisogna anche vedere dove sia indirizzato questo test missilistico. Se dovesse sorvolare, per esempio, la Corea del Sud o il Giappone, questo potrebbe essere visto come una sorta di indiretta minaccia.

D. – Washington e Seul hanno alzato l’allerta militare a livello 2, segno di una minaccia reale e vitale per la pace e la sicurezza. Oggi, inoltre scade il termine per l’evacuazione degli stranieri dalla Corea del Sud. Cosa ci dobbiamo aspettare?

R. – Per il momento, credo siamo ancora a livello di una guerra di parole. Però, è abbastanza evidente che né gli americani, né i coreani del sud sembrano disponibili a fare a questo punto concessioni. Io credo che se la Corea del Nord, a questo stadio, si aspetta che qualcuno faccia concessioni, si fa illusioni. La risposta di cercare di proteggere le popolazioni civili, mettere batterie antimissili è semplicemente precauzionale, però è indicativa di una volontà di non farsi terrorizzare dalla Corea del Nord.







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