2013-04-09 15:14:56

Thatcher, il cordoglio del Papa. L'ambasciatore Baker: presenza imponente sulla scena del mondo


Si terranno mercoledì 17 aprile nella cattedrale di St Paul's, a Londra, i funerali dell’ex premier britannico, Margaret Thatcher, scomparsa ieri all’età di 87 anni per un ictus. Si tratterà di una cerimonia solenne con onori militari e vi parteciperà anche la Regina Elisabetta. Il Papa, in un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha espresso il suo cordoglio ed ha ricordato con apprezzamento i valori cristiani che ispirarono il suo impegno pubblico e la promozione della libertà nella famiglia delle Nazioni. Al microfono di Susy Hodges, l’ambasciatore britannico presso la Santa Sede, Nigel Baker:RealAudioMP3

R. – Well, I’m struck by the International response…
Sono rimasto veramente colpito dalle reazioni nel mondo e non credo che sia soltanto perché sono un diplomatico. Per me, il suo impegno per garantire lavoro e libertà a quei Paesi che non avevano questo tipo di libertà a quel tempo… Quando la metà dell’Europa si trovava sotto il regime autoritario, Margaret Thatcher ha svolto un ruolo straordinario a fianco di Giovanni Paolo II e in collaborazione con il presidente statunitense, Ronald Reagan, nel mantenere la pressione del mondo libero sui partiti comunisti di quei Paesi, dell’Unione Sovietica, impegnandosi con uomini pragmatici, come il presidente Gorbaciov, e sostanzialmente lavorando per minare il Muro di Berlino, la Cortina di ferro, al fine di consentire proprio a quei Paesi di svilupparsi in un modo diverso rispetto al modello che era stato precostituito per loro fin dalla Seconda Guerra Mondiale. Credo che, senza dubbio, questa sia la sua più grande eredità in ambito internazionale. La mia prima missione diplomatica, nei primi anni Novanta, fu proprio in quella parte del mondo: nella ex Cecoslovacchia. Mi colpirono, viaggiando nella regione, Paesi come l’Ungheria, la Polonia, il ricordo incredibilmente potente che la sua persona, le sue visite in questi Paesi aveva lasciato. La sua posizione al fianco di coloro che stavano combattendo per la libertà, persone come Vaclav Havel, Lech Walesa, la sua disposizione a non cedere, la sua perseveranza: tutto questo è ancora ricordato in quei Paesi. Credo che lei entrerà nei libri di storia assieme a giganti come Giovanni Paolo II che hanno contribuito a far crollare i regimi totalitari affinché essi potessero evolvere come vediamo oggi.

D. – Molti la definirono “un politico convinto”: mai si è spostata dalle idee dichiarate e le ha perseguite fino alla fine. Per questo, è stata chiamata la "Lady di ferro" e fu proprio l’Unione Sovietica a coniare questa espressione. Era però anche una figura controversa…

R. – She was: she was a controversial figure; she remained so…
E’ vero: è stata una figura controversa e lo è rimasta. Ognuno aveva una sua idea di Margaret Thatcher: nessuno poteva rimanere indifferente. Questo, in un certo senso, è la dimostrazione del suo ruolo di politico: ha cambiato la Gran Bretagna, ha cambiato l’Europa con il suo metodo di politiche radicali… Ma sì, la determinazione è importante. Nel suo messaggio di condoglianze, Papa Francesco ha sottolineato i valori cristiani attorno ai quali aveva costruito le sue convinzioni politiche, la sua determinazione a fare la cosa giusta, a non rimanere ferma e stare a guardare, ma a cercare invece strade, soluzioni… Ovviamente, tutti ricordiamo che, arrivando a Downing Street, Margaret Thatcher parafrasò San Francesco, recitando una sua preghiera. [“Dove c'è discordia, che si possa portare armonia. Dove c'è errore, che si porti la verità. Dove c'è dubbio, si porti la fede. E dove c'è disperazione, che si possa portare la speranza”.] Anche questo divenne parte del mito e della leggenda che la circondarono. Ma arrivando a Downing Street, disse: “Dobbiamo portare armonia, pace, dobbiamo affrontare i problemi” e iniziò a farlo. Alcuni non le perdoneranno mai alcune cose che lei ha fatto, ed è interessante ascoltare alcuni dei tributi negativi che ha ricevuto. Ma credo che molte, molte persone riconosceranno l’imponente presenza sulla scena del mondo, anche sulla scena britannica.


Domani il Parlamento britannico è stato convocato per una sessione nella quale verrà ricordata la figura della Thatcher, prima e unica donna a guidare il governo inglese dal 1979 ai primi anni ’90. Per un commento sulla figura della statista britannica, Alessandro Guarasci ha intervistato il professore Cosimo Magazzino, autore di "La politica economica di Margaret Thatcher" per Franco Angeli editore:RealAudioMP3

R. – Prima della Thatcher, quindi prima del 1979, i laburisti propinavano ricette abbastanza stataliste e quando arrivavano al governo i conservatori le ricette erano simili. La Thatcher, dal punto di vista della politica di bilancio, adottò ricette che, se vogliamo, oggi sono quelle della Merkel, e cioè ricette di austerità, quindi una crescita economica che doveva essere legata alla produttività, all’efficienza del mercato, più che a consistenti spese pubbliche, magari a debito.

D. - Però c’è chi dice che tutto sommato ha destrutturato il mitico welfare britannico e questo ha comportato un forte impoverimento di ampi strati sociali…

R. – Questo è destituito di ogni fondamento. La concentrazione della ricchezza è diminuita, quindi la ricchezza è diventata più diffusa nei 10 anni della signora Thatcher.

D. – Quale è stato il ruolo dei sindacati durante quel decennio della Thatcher?

R. –I sindacalisti erano abituati a fare le politiche economiche con i governi precedenti, soprattutto il labour; il tasso di sindacalizzazione negli anni della Thatcher, dal ’79 al ’90, si ridusse.

D. – Una donna che ha preferito un rapporto confidenziale più con gli Stati Uniti che con l’Unione europea… Insomma, l’euroscetticismo della Gran Bretagna inizia con la Thatcher?

R. – Il Regno Unito della Thatcher è anche il paese della “special relationship”, cioè di quella relazione frutto di una corsia preferenziale che si era venuta a creare con gli Stati Uniti d’America e in virtù di un’amicizia personale tra il premier britannico Margareth Tatcher e il presidente degli Stati uniti d’America Ronald Reagan. Thatcher andò a casa principalmente per due motivi. Il primo fu la “poll tax” che cercò di imporre al Paese che era un’imposta regressiva, e questo rientrava nel piano autenticamente liberista. Secondo, la Thatcher era assolutamente antieuropeista in un Paese invece che tra la fine degli anni ’70, gli anni ’80 e i primi ’90 aveva cambiato idea: nel ’90 ormai c’era questa forte distonia perché i britannici erano diventati più europeisti mentre la Thatcher era rimasta antieuropeista.







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