Papa Francesco: non giudicare né sparlare mai, il cristiano è mite e caritatevole
Lo Spirito porti la pace nelle comunità cristiane e insegni ai suoi membri ad essere
miti, rinunciando a sparlare degli altri. Con questo auspicio, Papa Francesco ha concluso
l’omelia della Messa celebrata nella “Casa S. Marta”, alla presenza di personale del
Fondo di Assistenza sanitaria del Vaticano e dei Servizi generali del Governatorato.
Il servizio di Alessandro De Carolis:
Erano un cuor
solo e un’anima sola, grazie allo Spirito che li aveva fatti rinascere a una “vita
nuova”. Ciò che all’anno zero della Chiesa ha saputo essere la prima comunità cristiana
è modello intramontato e intramontabile per la comunità cristiana di oggi. Papa Francesco
l’ha ribadito in modo incisivo partendo dal dialogo evangelico tra Gesù e Nicodemo,
il quale non afferra subito in che modo un uomo possa “nascere di nuovo”. Di nuovo,
ha ripetuto il Papa, vuol dire dallo Spirito Santo, “è la vita nuova che noi abbiamo
ricevuto nel Battesimo”. Vita – ha però soggiunto – che “si deve sviluppare”, “non
viene automaticamente”. Dobbiamo “fare di tutto – ha affermato Papa Francesco – perché
quella vita si sviluppi nella vita nuova”, “è un laborioso cammino”, che “principalmente
dipende dallo Spirito” e insieme dalla capacità di ciascuno di aprirsi al suo soffio.
E
questo, ha indicato il Papa, è esattamente ciò che accadde ai primi cristiani. Loro
avevano la “vita nuova”, che si esprimeva nel vivere con un cuore solo e un’anima
sola. Avevano, ha osservato, “quell’unità, quell’unanimità, quell’armonia dei sentimenti
nell’amore, l’amore mutuo…”. Una dimensione oggi da riscoprire: per esempio – ha detto
Papa Francesco – l’aspetto della “mitezza nella comunità”, virtù “un po’ dimenticata”.
La mitezza, ha stigmatizzato, ha “tanti nemici”. Il primo sono le “chiacchiere”. Papa
Francesco vi si è soffermato con molto realismo: “Quando si preferisce chiacchierare,
chiacchierare dell’altro, bastonare un po’ l’altro – sono cose quotidiane, che capitano
a tutti, anche a me – sono tentazioni del maligno che non vuole che lo Spirito venga
da noi e faccia questa pace, questa mitezza nelle comunità cristiane”. “Sempre – ha
constatato – ci sono queste lotte”: in parrocchia, in famiglia, nel quartiere, tra
amici. “E questa – ha ripetuto – non è la vita nuova”, perché quando lo Spirito viene
“e ci fa nascere in una vita nuova, ci fa miti, caritatevoli”.
Quindi, come
un maestro di fede e di vita, il Papa ha ricordato quale sia il comportamento giusto
per un cristiano. Primo, “non giudicare nessuno” perché “l’unico Giudice è il Signore”.
Poi “stare zitti” e se si deve dire qualcosa dirla agli interessati, a “chi può rimediare
alla situazione”, ma “non a tutto il quartiere”. “Se, con la grazia dello Spirito
– ha concluso Papa Francesco – riusciamo a non chiacchierare mai, sarà un gran bel
passo avanti” e “ci farà bene a tutti”.