2013-04-08 14:14:54

Pakistan: la difesa delle minoranze religiose dopo la sentenza di assoluzione per blasfemia


Sembrano essere la prudenza e la discrezione la formula migliore per festeggiare la sentenza pronunciata dall’Alta Corte di Lahore che, nei giorni scorsi, ha assolto dopo 8 anni il cristiano Younis Masih, condannato a morte per un reato non commesso di blasfemia. Cantare vittoria potrebbe risultare fatale, infatti, per sua moglie Meena Bibi ed i suoi quattro figli che oggi, dopo otto anni di sofferenze, potrebbero ritrovarsi nel mirino di gruppi radicali che compiono esecuzioni sommarie nei confronti di chi è accusato di blasfemia. L’agenzia Fides ricorda che sono oltre 50 le persone, solo accusate di blasfemia, che negli ultimi anni sono state uccise per strada, in carcere, o negli edifici della giustizia. Fra i casi più eclatanti, nel 1993, il cristiano Manzoor Masih, ucciso da militanti islamici durante il processo, mentre era scortato dalla polizia. Nel 2010 estremisti islamici hanno ucciso i fratelli Rahid e Sajjid Emmanuel, arrestati per presunta blasfemia, di fronte a centinaia di persone, davanti al tribunale di Faisalabad e molti altri cristiani, accusati e poi rilasciati, sono stati costretti a lasciare il Paese. Si teme anche per la vita di Asia Bibi, donna cristiana condannata a morte per blasfemia, in carcere da quasi 1.400 giorni, e per Martha Bibi, rilasciata su cauzione, che da sette anni sta affrontando il processo a Lahore. L’urgenza di proteggere le minoranze dai gruppi estremisti è stata ribadita ieri in un convegno svoltosi a Karachi, in cui esponenti della società civile hanno ricordato che “le minoranze religiose vengono costantemente discriminate dalla popolazione e dal governo”. La conferenza, dal titolo “Integrazione delle minoranze religiose in Pakistan” è stata organizzata dal “Forum per i diritti umani del Pakistan” in collaborazione con il “Centro per la pace e lo sviluppo”. (G.F.)







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