Confidare sempre nella pazienza di Dio: così il Papa per l'insediamento in San Giovanni
in Laterano
“Andiamo avanti tutti insieme, il popolo e il Vescovo, con la gioia della Risurrezione
di Gesù, che è sempre al nostro fianco”. Il saluto affettuoso e spontaneo di Papa
Francesco dalla Loggia della Basilica di San Giovanni in Laterano ha concluso, domenica
pomeriggio, la solenne cerimonia di insediamento che il Pontefice, in qualità di Vescovo
di Roma, ha presieduto nella sua Cattedrale sul Colle Celio. Nell’omelia, il Papa
si è soffermato sullo “stile di Dio”, la misericordia paziente, motivo di speranza
per l’uomo che deve trovare il coraggio di ritornare a Lui qualunque errore o peccato
abbia commesso. Poco prima della Messa, il Papa, tra l’entusiasmo della gente che
lo attendeva, ha benedetto, nel piazzale antistante il Vicariato, la targa toponomastica
che muta il nome del luogo in “Piazza Giovanni Paolo II”. Il servizio di Gabriella
Ceraso:
“La comunità
Diocesana di Roma ha il suo Vescovo”: le parole di Papa Francesco nella sera dell’elezione
hanno trovato ieri la loro piena realizzazione, quando il Pontefice ha fatto il suo
ingresso nella Basilica di San Giovanni in Laterano e ha preso possesso della Cattedra.
L’abbraccio con la Diocesi era iniziato in realtà già prima, all’arrivo dell’auto
papale nel Largo di fronte al Palazzo del Laterano sede del Vicariato, che d’ora in
poi si chiamerà “Piazza Giovanni Paolo II,” come recita la targa che il sindaco Gianni
Alemanno ha scoperto e il Papa ha benedetto. All’incontro con le autorità civili della
città è seguito quello, lungo e caloroso, con la folla che non ha smesso mai di applaudire
mentre la jeep scoperta del Papa ha percorso la piazza antistante la Basilica per
raggiungere il Sagrato. I volti sorridenti di migliaia di fedeli dicevano la gioia
e anche la gratitudine specie quando Papa Francesco con la semplicità di un sacerdote
che entra nella sua parrocchia, ha fatto il suo ingresso nella Basilica, stringendo
a sé uno per uno i disabili e i malati presenti.
La celebrazione è solenne
ma l’omelia ha toni intimi che arrivano dritti al cuore. “Camminiamo insieme nella
luce del Signore Risorto” dice il Vescovo di Roma ai rappresentanti della Diocesi,
presbiteri, diaconi, religiosi e laici, anche una famiglia, che poco prima, in una
piccola rappresentanza, gli hanno prestato obbedienza. La domenica della Misericordia
è occasione per il Papa per sottolineare quanto sia bella questa realtà della fede,
la misericordia di Dio:
“Un amore così grande, così profondo quello di Dio
verso di noi, un amore che non viene meno, sempre afferra la nostra mano e ci sorregge,
ci rialza, ci guida”.
Per declinare la misericordia di Dio, il Papa cita
diversi episodi del Vangelo: la pazienza di Gesù di fronte all’incredulità di Tommaso,
l’apostolo che Gesù non abbandona, gli dona una settimana, spiega il Papa, e attende:
“E
Tommaso riconosce la propria povertà, la poca fede. «Mio Signore e mio Dio»: con questa
invocazione semplice ma piena di fede risponde alla pazienza di Gesù. Si lascia avvolgere
dalla misericordia divina, la vede davanti a sé, nelle ferite delle mani e dei piedi,
nel costato aperto, e ritrova la fiducia: è un uomo nuovo, non più incredulo, ma credente”.
Paziente
è anche lo sguardo di Gesù su Pietro dopo che lo ha rinnegato per tre volte:
“E
quando tocca il fondo incontra lo sguardo di Gesù che, con pazienza, senza parole
gli dice: «Pietro, non avere paura della tua debolezza, confida in me»; e Pietro comprende,
sente lo sguardo d’amore di Gesù e piange. Che bello è questo sguardo di Gesù – quanta
tenerezza! Fratelli e sorelle, non perdiamo mai la fiducia nella misericordia paziente
di Dio”.
La pazienza è anche quella di Gesù che affianca i discepoli di
Emmaus: "il volto triste, un camminare vuoto, senza speranza" ricorda il Papa, ma
Gesù non li abbandona. E più avanti il Papa dirà che Dio non abbandona neanche Adamo
perché se nel peccato, inizia il suo esilio lì c'è già anche la promessa del ritorno.
“E’ questo lo stile di Dio”, afferma Papa Francesco:
“Non è impaziente
come noi, che spesso vogliamo tutto e subito, anche con le persone. Dio è paziente
con noi perché ci ama, e chi ama comprende, spera, dà fiducia, non abbandona, non
taglia i ponti, sa perdonare. Ricordiamolo nella nostra vita di cristiani: Dio ci
aspetta sempre, anche quando ci siamo allontanati! Lui non è mai lontano, e se torniamo
a Lui, è pronto ad abbracciarci”.
E’ lo stile anche del Padre misericordioso
nella parabola del figliol prodigo, che il Papa, attingendo ai ricordi personali,
cita come una fonte di grande speranza. Ma la pazienza di Dio, aggiunge il Pontefice,
deve trovare in noi il coraggio di ritornare a Lui, qualunque errore, qualunque peccato
ci sia nella nostra vita:
“Forse qualcuno potrebbe pensare: il mio peccato
è così grande, la mia lontananza da Dio è come quella del figlio minore della parabola,
la mia incredulità è come quella di Tommaso; non ho il coraggio di tornare, di pensare
che Dio possa accogliermi e che stia aspettando proprio me. Ma Dio aspetta proprio
te, ti chiede solo il coraggio di andare a Lui”.
Da qui un nuovo ricordo
personale:
“Quante volte nel mio ministero pastorale mi sono sentito ripetere:
«Padre, ho molti peccati»; e l’invito che ho sempre fatto è: «Non temere, va’ da Lui,
ti sta aspettando, Lui farà tutto». Quante proposte mondane sentiamo attorno a noi,
ma lasciamoci afferrare dalla proposta di Dio, la sua è una carezza di amore. Per
Dio noi non siamo numeri, siamo importanti, anzi siamo quanto di più importante Egli
abbia; anche se peccatori, siamo ciò che gli sta più a cuore”.
Nella mia
vita personale, ricorda ancora il Papa, “ho visto tante volte il volto misericordioso
di Dio e ho visto anche in tante persone il coraggio di entrare nelle piaghe di Gesù
dicendogli: Signore sono qui, accetta la mia povertà. E ho sempre visto che Dio l’ha
fatto”. Ne nasce l’invito finale che il Papa lascia ad una Basilica gremita di fedeli
: lasciarsi avvolgere dalla misericordia di Dio:
“Confidiamo nella sua pazienza
che sempre ci dà tempo; abbiamo il coraggio di tornare nella sua casa, di dimorare
nelle ferite del suo amore, lasciandoci amare da Lui, di incontrare la sua misericordia
nei Sacramenti. Sentiremo la sua tenerezza, sentiremo il suo abbraccio e saremo anche
noi più capaci di misericordia, di pazienza, di perdono, di amore”.
Ma
l’abbraccio del Vescovo di Roma alla sua Diocesi accorsa per ascoltarlo, è continuata
anche dopo la Messa, quando il Papa si è ffacciato dalla Loggia centrale della Basilica
di San Giovanni in Laterano. Il suo è stato un saluto e un invito insieme alla cittadinanza
romana, che tanto ha ricordato la sera del 13 marzo scorso:
"Fratelli e
sorelle, buonasera! Vi ringrazio tanto per la vostra compagnia nella Messa di oggi.
Grazie tante! Vi chiedo di pregare per me, ne ho bisogno, non vi dimenticate di questo.
Grazie a tutti voi! E andiamo avanti tutti insieme, il popolo e il Vescovo, tutti
insieme, avanti sempre con la gioia della Risurrezione di Gesù: Lui sempre è al nostro
fianco".