2013-04-07 15:40:36

"Mi fido di te": concluso l'incontro per i giovani della diocesi Orvieto-Todi


Due giorni per fare esperienza di Cristo. Li ha proposti ai giovani la diocesi di Orvieto-Todi, in Umbria, che da sabato sta proponendo momenti di riflessione e spazi di preghiera sul tema della fede. Nella tarda serata, si è svolta la "Notte bianca della fede", che è culminata con l’adorazione eucaristica nel Duomo di Orvieto. L’iniziativa, inserita nell’ambito del Giubileo Eucaristico Bolsena–Orvieto, che si protrarrà fino al prossimo anno, si chiama “Mi fido di te”. Ne parla, al microfono di Tiziana Campisi, il responsabile della pastorale giovanile in Umbria,
don Marcello Cruciani: RealAudioMP3

R. – “Mi fide di te” proprio perché questo incontro è stato pensato per l’Anno della Fede, che ha indetto Benedetto XVI. Con i vescovi dell’Umbria, si è pensato di radunare i giovani della regione proprio intorno alla figura di Cristo. La fiducia in Lui, mi fido di Te, mi affido a Te. Si svolge a Orvieto perché a Orvieto è in corso, fino al 2014, il Giubileo eucaristico straordinario indetto per i 750 anni del miracolo di Bolsena e della Bolla Transiturus de hoc mundo, che ha istituito la festa del Corpus Domini. I giovani hanno vissuto un’esperienza profondamente eucaristica con la veglia di preghiera in cattedrale alle ore 2, nella “Notte bianca della fede”, dove hanno fatto l’adorazione e si è conclusa tutta la giornata, la prima parte. Abbiamo scritto anche una lettera al Papa. Già l’incontro era improntato alla figura di Francesco, giovane di Assisi che ha dato la sua vita per Gesù e aveva un grande amore per i poveri, per l’Eucaristia. Allora, abbiamo scritto al Papa dicendogli: vogliamo essere discepoli, imitare San Francesco. E poi, lo aspettiamo nella Regione.

D. – Qual è la realtà oggi giovanile dell’Umbria?

R. – In questi ultimi anni, c’è stato un grande risveglio della pastorale giovanile pur essendoci tante problematiche, prima di tutto la tossicodipendenza. Il secondo problema sono i tanti ragazzi figli di genitori separati, che hanno ferite, rapporti difficili con i loro genitori. Io credo che siano le due emergenze attuali.

D. – Papa Francesco il Giovedì Santo, alla Messa del Crisma, ha esortato i sacerdoti a uscire dalle parrocchie per andare incontro alla gente. Voi cosa vi proponete per andare incontro al popolo, per andare incontro ai giovani?

R. – Noi ci proponiamo sempre di più di essere presenti alle periferie. Non abbiamo grandi periferie urbane, però abbiamo periferie psicologiche, umane. Ci sono tanti ragazzi che vivono ai margini. Dobbiamo essere sempre più aperti, dobbiamo essere presenti sempre più capillarmente. La Regione ha promosso molto gli oratori. Noi non avevamo una tradizione di oratori parrocchiali: è una tradizione che appartiene più al nord, i nostri piccoli paesi avevano la casa parrocchiale e la Chiesa. Invece, adesso, se le nostre parrocchie sono piccole e non riescono ad avere un oratorio possono però mettersi insieme, perché ormai quasi tutte le diocesi hanno fatto la scelta di far lavorare gruppi di parrocchie nelle cosiddette "unità pastorali" e lì è possibile aprire un oratorio. Si stanno diffondendo. Penso che l’oratorio sia un ponte tra la Chiesa e la casa, perché vi partecipano ragazzi non solo italiani ma anche immigrati. Abbiamo una grande percentuale di immigrati. La nostra Regione è soprattutto formata da persone molto anziane. L’immigrazione raggiunge l’8-9% della popolazione. Ci sono tanti ragazzi di famiglie immigrate che frequentano gli oratori, anche alcuni che non sono cattolici e neanche cristiani. L’oratorio diventa un ponte per la periferia.

Ultimo aggiornamento: 8 aprile







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