Uruguay: marcia di protesta contro la legge su unioni gay
Con l’approvazione in Senato del progetto di legge in favore del cosiddetto “matrimonio
egalitario”, l’Uruguay è a un passo dal diventare il secondo Paese sudamericano a
legalizzare l'unione tra persone dello stesso sesso, dopo l’Argentina. I movimenti
contrari alla riforma, riuniti nel “Tavolo nazionale in Difesa e Promozione della
Famiglia” hanno convocato per lunedì 8 aprile una grande manifestazione, nella centrale
Piazza Matriz di Montevideo, per protestare contro un “lampante colpo che lo Stato
pretende di fare ai danni dell’istituzione matrimoniale, e dei più deboli, cioè i
bambini”. Il coordinamento afferma che consentire alle coppie dello stesso sesso di
adottare minori, a volte a condizioni agevolate rispetto a quanto previsto per le
coppie tradizionali, è parte del progressivo degrado di una cultura che non rispetta
il diritto alla vita, che ha legalizzato l’aborto, che non riconosce il valore dell’educazione
ai figli impartita dai genitori e che si mostra indifferente davanti alle difficoltà
delle famiglie povere e numerose. Fin dalla presentazione del progetto legge in Parlamento,
la Chiesa si è detta contraria: “Un duro colpo per il matrimonio e la famiglia”, aveva
detto mons. Pablo Galimberti, vescovo di Salto, che, a nome dell’episcopato locale,
proponeva una riflessione sul significato e sulle conseguenze della legalizzazione
dei matrimoni tra persone dello stesso sesso. “Nel voler chiamare matrimonio le
unioni tra persone dello stesso sesso, invece di usare altre parole, si avverte la
subdola volontà di abbattere una struttura radicata nelle nostre società”, scriveva
il presule. La legge è stata approvata con 23 voti a favore e 8 contrari e ora passerà
all’esame dei deputati. Secondo il nuovo testo, con l’espressione “matrimonio egalitario”
si definisce il matrimonio “un’unione permanente tra due persone di uguale o diverso
sesso” e si eliminano dagli articoli le parole “uomo” e “donna”, per sostituirle con
“coniugi”. Un’altra novità è costituita dalla norma che autorizza i genitori a scegliere
liberamente l’ordine dei cognomi dei figli: in America Latina, infatti, come in Spagna,
si usa il doppio cognome, quello paterno seguito da quello materno. (A.T.)