2013-04-06 13:08:25

Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo di Pasqua


Nella seconda Domenica di Pasqua, o “Domenica della Divina Misericordia”, la liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù risorto appare di nuovo ai discepoli dopo otto giorni, presente anche Tommaso, a cui dice:

«Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!».

Su questo brano evangelico ascoltiamo la riflessione di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:RealAudioMP3

Il Vangelo di Giovanni, proclamato nella liturgia di questa domenica, racconta due eventi: innanzitutto, ci riconduce alla sera dello stesso giorno di Pasqua, quando Gesù si mostra agli apostoli, chiusi in casa per timore dei giudei, riversando su di loro la sua pace; e li investe del dono dello Spirito Santo, costituendoli “apostoli”, cioè inviati. La missione di Cristo, inviato dal Padre per la salvezza del mondo, viene comunicata agli apostoli, che diventano così i suoi successori, con lo stesso potere di salvezza e di perdono per tutti.

Inoltre, otto giorni dopo, torna a mostrarsi ai suoi apostoli, che si trovano ancora in casa, ma questa volta c’è anche Tommaso che, assente al primo incontro, aveva dichiarato di non credere a quanto gli altri raccontavano. Davanti alle mani ed al costato perforato del Signore, esclama con fede: “Mio Signore e mio Dio!”. Vorrei cogliere qui la bellezza e l’importanza di questi “otto giorni dopo”, che costituiranno il ritmo del cammino della Chiesa nella storia, con le parole del Concilio Vaticano II: “Secondo la tradizione apostolica, che trae origine dal giorno stesso della Risurrezione di Cristo, la Chiesa celebra il mistero pasquale ogni otto giorni, in quello che giustamente è detto giorno del Signore, o domenica. In questo giorno infatti i fedeli devono riunirsi in assemblea perché, ascoltando la parola di Dio e partecipando all’Eucaristia, facciano memoria della Passione, della Risurrezione e della gloria del Signore Gesù e rendano grazie a Dio... Per questo la domenica è la festa primordiale che va proposta e inculcata alla pietà dei fedeli, in modo che divenga anche giorno di gioia e di riposo” (SC 106). Oh, se tornasse a risuonare anche tra di noi oggi il “Sine dominicum non possumus” (“Senza la domenica non possiamo vivere”) dei Martiri di Abitene (nell’attuale Tunisia)!







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