Ci sono posti nel mondo dove si sopravvive nutrendosi di erbe dei campi: si strappano
e si cucinano. E’ ciò che avviene attualmente nella provincia di Aleppo, nel campo
di Kherbet al-Khaldiyé dove gli aiuti non arrivano che poche volte al mese e quando
arrivano sono in razioni ridottissime che devono bastare per tutti. Secondo fonti
dell'agenzia AsiaNews, a Damasco la situazione non è migliore. La guerra in atto tra
ribelli e regime di Bashar al-Assad mette in ginocchio anche la capitale: il pane
è diventato un bene di lusso e si riesce ad acquistare dopo aver fatto una fila di
circa sei ore, come la benzina che ha raggiunto costi elevatissimi. Fino ad oggi
il regime ha mantenuto a 75 centesimi di dollaro al litro il prezzo del carburante,
ma sempre più persone sono costrette a rifornirsi al mercato nero, dove i costi sono
anche dieci volte superiori. Anche per una bombola di gas occorre attendere circa
due settimane e il costo si aggira intorno ai 7 dollari. Per superare l'inverno la
gente ha disboscato i parchi pubblici e sacrificato il mobilio. Fonti locali sostengono
che la situazione sia ancora peggiore nelle aree sotto il controllo dei ribelli, dove
tutto è gestito dal mercato nero. Muhannad Hadi, responsabile del Programma Alimentare
Mondiale (Pam) sottolinea che sul territorio siriano è quasi impossibile poter muovere
gli aiuti. I magazzini sono spesso al centro del fuoco incrociato fra regime e ribelli.
La situazione è particolarmente critica nelle aree di conflitto. I ribelli controllano
i magazzini e hanno anche preso in gestione alcune dighe per l'acqua potabile. Molti
profughi sono costretti a bere dalle pozzanghere per lavarsi e dissetarsi. Nonostante
l'economia devastata, la maggior parte degli analisti sostiene che il regime potrà
sopravvivere per almeno un altro anno. (G.F.)