2013-04-05 14:25:27

Centrafrica: nuovi spiragli di pace per la risoluzione del conflitto


Il Capo di Stato autoproclamato Michel Djotodia, dopo un incontro avvenuto a Bangui con le delegazioni della Comunità economica dei paesi dell’Africa centrale (Ceeac) composta dai ministri degli Esteri dell’organismo regionale, da rappresentanti dell’Unione Africana, dell’Unione Europea, delle Nazioni Unite e dall’inviato speciale dei Paesi francofoni, il belga Louis Michel, si è impegnato a rispettare le proposte sul corso della transizione formulate al vertice di N’Djamena. Ciò significa che l’ex capo ribelle Djotodia, dovrebbe modificare il quadro della transizione precedentemente delineato riducendo la sua durata da 3 anni a 18 mesi e affidandone la guida a un Consiglio nazionale di transizione (Cnt) incaricato di eleggere un suo presidente e un Capo dello Stato ad interim. Dovrebbe anche essere creato un organismo legislativo che avrà come mandato la redazione di una nuova costituzione e il voto delle principali leggi in attesa dell’elezione di un parlamento alla fine della transizione. “La situazione nel Paese è ancora grave e la situazione politica è incerta”, rivelano fonti locali all’agenzia Misna. “Negli ultimi giorni abbiamo assistito a lotte accese tra esponenti politici, elementi della ribellione e altre componenti per l’assegnazione delle poltrone governative facendo prevalere ancora una volta gli interessi personali sulle necessità urgenti della popolazione”. Nella capitale, intanto, la vita è ancora ferma: “Oggi solo uno sportello per il ritiro di contanti è in funzione e nessun supermercato ha riaperto. Per le strade la fanno da padrone i ribelli che ogni tanto sparano colpi d’arma da fuoco in aria. In alcuni quartieri vengono disarmati dalle pattuglie delle forze armate dei paesi dell’Africa centrale (Fomac) mentre nelle zone più periferiche compiono ancora attacchi mirati a scopo di estorsione” aggiunge l’interlocutore della Misna. La crisi cominciata lo scorso dicembre, sfociata nel colpo di stato della Seleka (alleanza in lingua sango) che ha portato la coalizione a prendere il potere a Bangui il 24 marzo scorso, sta avendo un pesante costo economico e finanziario in un Paese già allo stremo, dove annose ribellioni e corruzione diffusa hanno bloccato o dirottato i proventi dello sfruttamento del ricco sottosuolo. (G.F.)







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