“Civiltà Cattolica” si rinnova. P. Spadaro: incoraggiati da Papa
Francesco a costruire ponti
E’ la più longeva rivisita italiana ancora attiva ed ora, in uno slancio di rinnovamento,
approda anche su tutte le piattaforme digitali. Stiamo parlando di Civiltà Cattolica,
il quindicinale dei gesuiti fondato il 6 aprile del 1850. Oggi, in Sala Stampa vaticana,
la presentazione del primo numero della nuova versione cartacea e digitale della rivista.
Alessandro Gisotti ne ha parlato con il direttore di Civiltà Cattolica,
padre Antonio Spadaro:
R. – Il primo
cambiamento è quello più evidente e riguarda l’impaginazione grafica e la copertina,
che s’ispira a quelle in uso fino al 1970. Questi cambiamenti, però, in realtà, toccano
anche la struttura della rivista stessa. Cambieranno alcune rubriche, alcune non ci
saranno più e ce ne saranno di nuove, perché stiamo cercando di comprendere il significato
di una rivista, oggi, nel momento in cui l’informazione è diffusa anche immediatamente
su altri canali. C’è certamente bisogno di maggiore riflessione, di costruire ponti
tra il pensiero della Chiesa, la vita della società e la vita culturale del mondo
di oggi. Poi, l’altra grande novità sarà ovviamente l’arrivo sui tablet e quindi l’approdo
al mondo digitale, l’apertura dei contenuti alla condivisione sociale e, un altro
elemento, direi fondamentale, l’apertura grazie a Google di tutto il nostro archivio,
dal 1850 al 2008, alla consultazione libera, quindi anche gratuita, su web.
D.
– In questo rinnovamento si può dire che viene anche ripreso, richiamato proprio quello
spirito creativo, di “fedeltà innovativa” dei padri fondatori di Civiltà Cattolica,
ormai oltre 150 anni fa...
R. – Essere fedeli ad una tradizione significa comprenderne
i significati, cioè comprendere quali sono le spinte fondamentali che hanno mosso
i fondatori, in questo caso appunto della Civiltà Cattolica, a pensare una
rivista così. E studiando, analizzando le origini, è possibile comprendere come si
tratti di qualcosa di completamente nuovo rispetto al panorama dell’epoca. Quindi,
certamente una fedeltà nell’innovazione.
D. – Ovviamente queste novità sono
state pensate, organizzate e preparate prima dell’elezione alla cattedra di Pietro
di Papa Francesco, però vi sentite incoraggiati anche da quello che lo stesso Papa
Francesco, proprio nei primissimi giorni, ha detto ai giornalisti: aprirsi al mondo
e non rimanere chiusi nel proprio recinto...
R. – Ci sentiamo molto incoraggiati
da quelle parole che descrivono, in fin dei conti, il significato del giornalismo,
cioè la capacità di leggere la realtà con delle categorie ispirate alla verità, alla
bontà, alla bellezza. In fondo è questa la nostra missione: dare delle chiavi di lettura
per comprendere un mondo così complesso come il nostro. Da questo punto di vista,
quindi, anche le firme saranno più ampie, rispetto a quelle che il lettore ha conosciuto
fino adesso, e sempre tutte di gesuiti, perché la nostra rivista si ispira decisamente
a questo carisma della Compagnia di Gesù, che è stato il carisma fondativo della rivista.