Vietnam: i vescovi a difesa della famiglia che ha lottato contro gli espropri forzati
I vescovi vietnamiti si schierano accanto a Peter Doan Van Vuon e ai suoi parenti
- ribattezzati la "famiglia coraggio", per l'opposizione ai sequestri dei beni disposto
dalle autorità - nel processo per omicidio e resistenza a pubblico ufficiale intentato
dalle autorità locali. Il 2 aprile scorso - riferisce l'agenzia AsiaNews - nell'aula
del tribunale popolare di Hai Phong, città portuale nel nord-est del Paese, si è aperto
il dibattimento che vede alla sbarra l'uomo con l'accusa di omicidio. Secondo le previsioni
la corte dovrebbe decidere entro oggi, in un processo lampo che, con molta probabilità,
terminerà con la sentenza di condanna. Qualche giorno più tardi - fra l'8 e il 10
- andranno a giudizio le sorelle, incriminate per "opposizione agli agenti governativi,
impegnati nell'esercizio delle loro funzioni". La vicenda che vede protagonista la
famiglia di Doan Vuon è solo l'ultimo episodio di una lunga serie di scontri fra autorità
e cittadini, fra governo e Chiesa cattolica, per il possesso di terreni e la proprietà
di edifici o attività commerciali. In questo caso la diatriba ruota attorno ai 40
ettari di terra che Peter ha ottenuto nel 1993 dietro concessione governativa; nel
corso degli anni, grazie al suo lavoro, ha trasformato paludi e acquitrini in un'azienda
ittica. Nel 2009, quando cominciavano ad arrivare i primi guadagni, le autorità in
modo del tutto arbitrario hanno deciso di rivendicare i diritti sulla zona; dopo una
lunga battaglia, il 24 novembre 2011 l'amministrazione ha emanato un ultimatum, in
cui imponeva alla famiglia di abbandonare terre e attività. Invece di piegare il
capo all'abuso dell'autorità, Peter e i familiari hanno deciso di reagire: il 5 gennaio
2012 un gruppo di militari si è avvicinato all'area per applicare il decreto di esproprio.
I soldati sono stati "accolti" da una selva di colpi: proiettili e bombe a mano che
non intendevano uccidere, ma impedire l'accesso all'interno della residenza. Lo scontro
non ha fatto registrare morti o feriti; a distanza di qualche giorno, le forze dell'ordine
hanno compiuto una nuova irruzione, arrestando i membri della famiglia ora a processo
per "omicidio". La loro strenua difesa ha raccolto la solidarietà di cattolici e non,
stupiti dalla determinazione dei Doan Vuon nel difendere il proprio lavoro. A difesa
della famiglia scendono in campo il presidente della Commissione episcopale di "Giustizia
e Pace" della Chiesa vietnamita, mons. Paul Nguyen Thai Hop e il vescovo di Hai Phong
mons. Joseph Vu Van Thien. I due prelati sono i primi firmatari di una fra le molte
petizioni in cui si chiede la liberazione degli imputati e il proscioglimento completo
da ogni accusa. Nella lettera i vescovi smontano passo dopo passo ogni accusa formulata
dalle autorità e ribadiscono la loro assoluta estraneità ai fatti ascritti come reato.
Mons. Nguyen Thai Hop e mons. Vu Van Thien sottolineano che la famiglia ha solo esercitato
un "diritto legittimo di difesa" di un'attività commerciale "frutto del suo [Peter
Doan Van Vuon] sudore e di quello dei suoi parenti". Per questo si appellano al tribunale,
affinché giudichi "in modo indipendente" e prosciolga gli imputati da ogni accusa.
(R.P.)