2013-04-04 14:19:47

Mons. Tomasi: Trattato Onu sulle armi, passo positivo ma con forti limiti


Un passo importante, ma attenzione ai limiti che contiene il Trattato sul commercio delle armi convenzionali, approvato mercoledì dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. E’ l'avvertimento di mons. Silvano Maria Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu di Ginevra. L’intervista è di Benedetta Capelli:RealAudioMP3

R. – E’ un passo molto positivo, perché l’obiettivo è cercare di proteggere la vita umana e di facilitare il rispetto dei diritti umani. Questo Trattato, se lo vediamo nel senso del primo passo, va bene; però, la parola “storico” a volte viene usata un po’ generosamente, perché ci sono dei limiti anche abbastanza forti in questo Trattato. Innanzitutto, non c’è un meccanismo di controllo e inoltre ci sono possibilità per vie traverse di portare avanti lo stesso traffico di armi. Il nuovo Trattato sul commercio delle armi è stato anche l’occasione per un’azione di convergenza ecumenica perché, oltre alla Santa Sede che si è impegnata specialmente a New York a dare un tono etico e una dimensione umana come centro di questo sforzo internazionale, anche varie denominazioni cristiane si sono messe sulla stessa lunghezza d’onda. Così questo Trattato è diventata una prova: lavorando, infatti, insieme su alcuni temi di interesse comune per l’umanità, si può diventare più efficaci e arrivare a qualche risultato concreto.

D. – C’è stato grande consenso intorno a questo Trattato: il “sì” importante, ad esempio, degli Stati Uniti mentre i tre “no” sono venuti dall’Iran, dalla Siria e dalla Corea del Nord, Paesi in cui si vivono situazioni che preoccupano profondamente la comunità internazionale. Parliamo in particolare della Corea del Nord dove in queste ultime settimane si sta vivendo una situazione di gravissima tensione …

R. – Le situazioni dei Paesi nominati sono molto diverse tra di loro. Il quadro generale però all’interno del quale dobbiamo guardare il cammino del disarmo e della ricerca della pace dev’essere quello di appoggiare tutti i tentativi, anche piccoli, che si muovano nella direzione di facilitare il dialogo tra tutti i Paesi che formano la comunità internazionale. La preoccupazione la destano i Paesi in difficoltà come la Siria, dove le vittime sono migliaia e dove non si vede una via d’uscita politica, perché sembra che manchi appunto la volontà di fermare la violenza; oppure la retorica militaresca della Corea del Nord, sono situazioni che continuano a tenere l’incertezza e, al di là della retorica, c’è il rischio serio che non ci sia pace nel mondo. Le energie quindi vengono consumate nel cercare di ricomporre, di limitare e di controllare queste situazioni, invece di investirle nel progresso che è necessario per lo sviluppo dei Paesi più poveri, per la ricerca di una convivenza serena che faciliti la qualità di vita di tutte le persone.

D. – Mons. Tomasi, oggi si ricorda la Giornata delle mine anti-uomo, promossa dalle Nazioni Unite. Quali sono ancora oggi le sfide che vanno ribadite, le urgenze che la comunità internazionale deve prendere in considerazione?

R. – Dobbiamo porci sempre dal punto di vista delle vittime: questa situazione è stata fortunatamente messa al bando attraverso il Trattato sulle mine antipersona. Dobbiamo continuare a contribuire affinché si realizzi quello che il Trattato prevede soprattutto per l’aiuto ai Paesi che devono eliminare i campi minati e alle vittime di questi ordigni, e speriamo che possa veramente continuare ad essere efficace.

Ultimo aggiornamento: 5 aprile







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