Milano. Tribunale: incostituzionale il divieto della eterologa. Il parere di D'Agostino
Nuova questione di incostituzionalità della legge 40 che in Italia regola la fecondazione
assistita. A sollevarla è il Tribunale di Milano che, rispondendo al ricorso di una
coppia sterile, ha chiesto alla Consulta di pronunciarsi sul divieto della fecondazione
eterologa in quanto esso si porrebbe in contrasto con alcuni principi costituzionali,
tra cui il diritto all'autodeterminazione della coppia, il principio di eguaglianza
tra coppie e il diritto alla salute. Il divieto contenuto nella legge 40 condizionerebbe
"la possibilità delle coppie eterosessuali sterili o infertili" di "poter concorrere
liberamente alla realizzazione della propria vita familiare". Su questo nuovo pronunciamento
Adriana Masotti ha sentito il parere di Francesco D’Agostino, presidente
Unione giuristi cattolici italiani:
R. – Mi sembra
che, per l’ennesima volta, i giudici nel riflettere sui grandi problemi che nascono
dalla procreazione assistita abbiano preso in considerazione esclusivamente gli interessi
e anche i diritti della coppia – che spera di diventare una coppia genitoriale – e
hanno lasciato completamente fuori da ogni considerazione gli interessi e soprattutto
i diritti dei bambini, che potrebbero venire al mondo con la procreazione eterologa.
Perché, attraverso la procreazione eterologa si creano – oramai lo sappiamo tutti
benissimo – più figure genitoriali alternative tra di loro. In questo contesto di
disarticolazione della struttura familiare, parlare semplicemente di diritto alla
salute della coppia sterile o di eguaglianza tra le coppie, o di autodeterminazione,
significa cogliere un aspetto, del tutto secondario, di questa complessa problematica.
Perché se è vero, come oramai ripetiamo tutti, che i diritti dei bambini devono sempre
essere considerati prioritari, mai come nella fecondazione eterologa, essi vengono
messi da parte. Mi auguro che la Corte costituzionale allarghi il suo orizzonte e
prenda in considerazione anche questo aspetto del problema.
D. – Inutile dire
che le prime reazioni a questa ordinanza del Tribunale civile di Milano sono favorevoli
ed è così in genere quando si tocca la legge 40. Quale spiegazione possiamo darci
a questo attacco continuo verso questa legge?
R. – C’è un fenomeno interessante:
il referendum che venne promosso sulla Legge 40, ce lo ricordiamo tutti, fallì vistosamente.
Non si raggiunse il quorum. A mio avviso questo capiterebbe ancora oggi, perché la
gran parte della popolazione italiana non percepisce il problema della fecondazione
artificiale come un problema prioritario. A fronte di questi atteggiamenti inequivocabili,
esistono però atteggiamenti ideologici di alcuni gruppi libertari, sicuramente minoritari,
che riescono a occupare le pagine dei giornali e ad attirare su di sé un’attenzione
sproporzionata alla rilevanza delle loro pretese. Io credo che su questo sarebbe giunto
il momento di fare un discorso molto onesto e molto chiaro: non possiamo lasciarci
suggestionare da piccoli gruppi che pretendono di orientare eticamente il Paese su
valori che sono minoritari. E dispiace vedere organi di stampa di grande livello che
non percepiscono questo aspetto del problema e danno una rilevanza indebita a notizie
di questo tipo.
D. – E’ curioso che in nome della famiglia, del diritto ad
avere figli ecc.., si facciano battaglie, ma poi nessuno pensi ad un sostegno reale…
R.
– Quella della famiglia è una piaga aperta nella realtà italiana da molti e molti
decenni, perché nonostante abbia un grande rilievo costituzionale, la famiglia viene
sistematicamente marginalizzata dalle politiche sociali del nostro Paese, che preferiscono
invece dare credito e aprire dibattiti su problemi – anche qui reali ma minoritari,
come quelli delle convivenze – e non attivare una politica di forte sostegno sociale
alle famiglie fondate sul matrimonio, secondo il dettato dell’articolo 29. A me impressiona
sempre vedere gli sperticati elogi che continuamente vengono fatti dalla nostra Costituzione
– elogi più che giustificati, che sia ben chiaro – a cui però non corrisponde quel
minimo di onestà intellettuale che induca a vedere che la nostra Costituzione è a
favore della famiglia fondata sul matrimonio. Questo giustificherebbe interventi sociali
che sono assolutamente carenti dalla politica di tutti i governi che si sono succeduti
negli ultimi decenni.