Italia: ancora un rinvio nei pagamenti statali dei debiti alle imprese
In Italia è stato rinviato ai prossimi giorni il Consiglio dei ministri in programma
ieri per sbloccare il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni nei confronti
delle imprese. Intanto ancora nessun accordo tra le forze politiche sulla formazione
del nuovo governo, mentre è stata fissata a giovedì 18 aprile la prima seduta delle
Camere riunite per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Servizio di Giampiero
Guadagni:
Una partita
che si annuncia difficile quella per il Quirinale, a causa del clima di contrapposizione
continua tra le forze politiche che non riescono a trovare una via d’uscita allo stallo
post elettorale. Il Movimento 5 Stelle continua a dire no all’alleanza con il Pd:
chi la vuole ha sbagliato a votarci, ha detto ieri Grillo. Mentre nel Pd sulla linea
Bersani è ormai spaccatura. Il sindaco di Firenze Renzi propone l’apertura al Pdl
per un governo di scopo che duri sei mesi, o in alternativa il ritorno alle urne.
Aggiunge Renzi: la politica sta perdendo tempo mentre tante imprese sono sull’orlo
della fine. E proprio ieri la Cgia di Mestre ha fatto sapere che sono 15 mila le aziende
fallite dall’inizio della crisi a causa dei ritardi dei pagamenti da parte delle pubbliche
amministrazioni. Il Governo avrebbe dovuto approvare ieri un decreto in materia, ma
lo ha rinviato di alcuni giorni per verificare dove prendere le risorse necessarie:
40 miliardi in due anni. Dopo il no di forze politiche e parti sociali è tramontata
l’ipotesi di anticipare l’aumento dell’Irpef regionale. Intanto Monti prova a rassicurare
Bruxelles: l’Italia rispetterà la gli impegni sul rapporto deficit-pil.
Dunque
è stato rinviato ai prossimi giorni il consiglio dei ministri che ieri doveva definire
testo del decreto sui debiti commerciali della PA. Per il governo servono "approfondimenti''
dopo le risoluzioni approvate martedì da Camera e Senato. Secondo l’Anci, il decreto
arriverà in settimana o al massimo lunedi e metterà a disposizione subito 7 miliardi.
Escluso comunque un aumento delle addizionali Irpef. Alessandro Guarasci:
Sul
decreto Monti rassicura l’Europa. Il premier chiama il vicepresidente della Commissione
Olli Rehn per informarlo sui contenuti e rassicurarlo che l'Italia rispetterà ''gli
impegni di mantenere il deficit sotto la soglia del 3% del Pil. La Ue esaminerà il
testo ma chiede di fare presto. E’ comunque questione di pochi giorni, riferisce il
presidente dell’Anci dopo un incontro col governo. Comunque non cis sarà un all’aumento
delle addizionali Irpef per saldare i debiti della Pubblica amministrazione. Alle
imprese dovrebbero comunque andare 20 miliardi quest’anno e altri 20 nel 2014. Un
atto importante per suor Alessandra Smerilli, segretario delle Settimane Sociali
e docente di economia politica all’“Auxilium” di Roma
R. - Questa restituzione
è importantissima - perché in fondo è una restituzione - quindi è assolutamente urgente
che si ponga mano a questo tema, come del resto si sta facendo.
D. - In Italia,
però, si sta ponendo davvero un’emergenza occupazione, soprattutto per i giovani.
Bisogna investire di più sui talenti e sulla ricerca per far ripartire il lavoro in
Italia?
R. - E’ un tema che dovrebbe vedere azioni non solo nel breve termine
- quindi investimento sicuramente sulla ricerca e tutto quello che si può fare per
garantire delle occupazioni - ma ci vorrebbero azioni di medio e lungo termine, che
dovrebbero rivedere assolutamente tutto il sistema di istruzione, per esempio. Per
cui, io credo che come in tanti grandi momenti della storia in cui si è “rinati”,
tutto questo si è avuto grazie ad innovazioni da parte di persone che hanno avuto
“occhi nuovi” per vedere i bisogni emergenti e porre rimedio.
D. - Lei ha
parlato di “occhi nuovi”: chi sono questi “occhi nuovi” oggi?
R. - Sicuramente
in questo momento non li vedo nella politica e nelle istituzioni. Vedo “occhi nuovi”,
per esempio, in tanti imprenditori che stanno facendo cose innovative per il bene
comune - penso al sistema di imprese sociali che sta nascendo con il nome di “Welfare
Italia” - che stanno cercando di adottare pratiche nuove per la sanità, per il bisogno
di cure, senza dipendere dallo Stato, con servizi di qualità e costi che sono inferiori
ai prezzi di mercato del 30-40%.
D. - Un altro dei nodi dell’Italia in questo
momento è la forte pressione fiscale. L’aumento dell’Iva, previsto a luglio, secondo
lei è assolutamente da scongiurare?
R. - Secondo me sì, perché in questo modo
andiamo in “caduta libera”: aumento dell’Iva vuol dire riduzione ulteriore di consumi
e tutto questo andrebbe a pesare in maniera molto forte sulle famiglie, che invece
sono un altro soggetto da rimettere al centro della scena italiana. Quindi, c’è bisogno
per esempio di forme intelligenti di tassazione dei grandi patrimoni ed altre misure
che possono permettere di recuperare soldi e di non gravare sui più poveri. Questo
è fondamentale se vogliamo far ripartire l’Italia.