Storico accordo all'Onu sul trattato del commercio delle armi convenzionali
Un fragoroso applauso ha salutato ieri nella sala dell’Assemblea generale dell’Onu
l’approvazione del primo storico Trattato internazionale sulla limitazione del commercio
delle armi convenzionali. Più volte la Santa Sede aveva chiesto un’intesa “forte,
credibile ed efficace” che avesse al centro la tutela della persona umana. Parole
espresse in diverse occasioni dall’osservatore permanente presso l’Onu e capo delegazione
alla Conferenza, mons. Chullikat. Da New York, Elena Molinari:
Il documento
è arrivato al traguardo dopo quasi dieci anni di trattative, imponendo per la prima
volta maggiore trasparenza internazionale a un giro d’affari da 70 miliardi di dollari
l’anno. Si tratta di un passo avanti verso il controllo della circolazione di strumenti
che uccidono ogni giorno migliaia di persone, in pace come in guerra. Il testo è passato
con 154 voti a favore, grazie anche al sostegno o alla mancata opposizione dei tre
principali produttori di armi al mondo. Gli Usa hanno infatti votato a favore e Russia
e Cina si sono astenute. Il principio guida della nuova norma è condizionare la vendita
di armi al rispetto dei diritti umani da parte del compratore. Il Trattato chiede
dunque ai governi di assicurarsi che i contratti privati non violino gli embargo di
armi e non finiscano col mettere strumenti di morte nelle mani di criminali o terroristi.
Per questo il documento impone ai Paesi di adottare regole più severe e attuare maggiori
controlli prima di concedere licenze ai commercianti.
Sull’accordo raggiunto
in ambito Onu, Benedetta Capelli ha raccolto il commento di Maurizio Simoncelli,
vicepresidente di Archivio Disarmo:
R. - Certamente
è un accordo storico, dopo circa una decina di anni in cui c’erano state una serie
di iniziative che sono partite - non dimentichiamolo - dalla società civile, e siamo
arrivati così ad un trattato. Però, purtroppo si presenta estremamente indebolito
rispetto a quanto si richiedeva.
D. - Quali sono allora le criticità di questo
accordo sottoscritto?
R. - Questo è stato praticamente un compromesso a ribasso,
voluto da diversi Paesi tra cui Stati Uniti, Russia, India e Cina. Sostanzialmente,
noi abbiamo un trattato che riguarda solo i principali sistemi d’arma; rimangono fuori
le munizioni e le componenti di armi. È un trattato che lascia ampi margini di manovra.
Il problema è vedere come questi che sono i grandi produttori di armi lo applicheranno,
se utilizzeranno tutte le possibili vie di fuga che questo trattato consente per
poterlo aggirare.