Centrafrica. La testimonianza di una suora: a Bangui regna la paura
Resta precaria la situazione in Centrafrica, mentre il nuovo governo dei ribelli golpisti
parla di ripresa dell’attività amministrativa e economica. Mercoledì la crisi è stata
al centro del vertice straordinario della Comunità Economica degli Stati dell’Africa
Centrale in Ciad. Al termine i leader regionali, insieme a rappresentanti dell’Unione
Africana (Ua), dell’Unione Europea e al presidente sudafricano Jacob Zuma, il Capo
dello Stato ciadiano Idriss Deby ha chiesto che “un collegio eletto dalle forze vive
della nazione prenda la guida della transizione, esercitando il ruolo dell’esecutivo”
ed ha affermato che "allo stato attuale delle cose è impossibile riconoscere un presidente
autoproclamato". Sempre mercoledì in margine al vertice in Ciad, il presidente sudafricano
Zuma ha annunciato il ritiro delle sue truppe dal Centrafrica perchè c'era un accordo
con un governo che ora non c'è più. Nella capitale Bangui intanto, negozi e banche
sono chiusi e l’atmosfera è tesa. Uomini armati pattugliano le strade. Nel resto del
Paese regna la paura, come racconta nell’intervista di Fausta Speranza, una
suoradell’Istituto di Clarisse di Bouar:
R. – Avant hier,
ils ont tiré, mais depuis hier et jusqu’à maintenant… L’altro ieri ci sono stati
molti colpi di arma da fuoco, ma da ieri e fino a ora non ce ne sono più, quindi c’è
calma. La settimana scorsa sono state uccise tante persone in città. Ora, c’è un po’
di ordine e quindi anche calma. Ma le persone hanno molta paura, molta paura. La gente
ha veramente molta a causa dell’insicurezza che regna nel Paese e nei quartieri. Molte
persone vanno a dormire nella brousse, all’aperto trale piante. Lasciano
le loro case e vanno a dormire nei loro campi. Quelli che girano sono veramente dei
banditi: prendono le cose della gente, tutto, e, se non basta, sparano. Fanno veramente
paura.
D. – Cosa ci può dire della situazione a Bangui?
R. – A Bangui
il y a aussi beaucoup de l’insécurité; par exemple, ma grande sœur… A Bangui, la
situazione è altrettanto insicura. Per esempio, sono entrati a casa di mia sorella,
hanno rotto la porta e hanno distrutto tutto, hanno portato via tutto quello che c’era.
Lei ha perso tutto. Per fortuna era andata via, con suo marito, e così hanno salvato
la vita: la loro casa è stata saccheggiata, distrutta. Dicono che per loro è una specie
di regolamento dei conti nei riguardi delle persone che hanno qualcosa. Così entrano
nelle case, prendono i loro beni, distruggono le abitazioni, fanno grandi danni, prendono
anche le macchine: sono danni ingenti per una popolazione che è povera. Ci sono tante
persone, a Bangui, che hanno perso tutto e sono rimaste abbandonate a loro stesse…
D.
– Lei ha un’idea di chi siano i ribelli?
R. – Bon, dans ces rebelles, il y
a des étrangers, ce ne sont pas des centrafricains… Tra i ribelli ci sono degli
stranieri. Non sono tutti centrafricani, anzi sono pochi i centrafricani tra di loro.
Ci sono sudanesi, ciadiani e parlano soltanto arabo: non parlano francese. Pochi fra
loro parlano il sangho. Tutto questo fa paura: non è la gente del Paese che
guida questa rivolta: sono stranieri, sono musulmani. Indossano il turbante dei musulmani…
Fanno paura. Contiamo sulla misericordia del Signore, perché soltanto il Signore può
proteggerci. Molte persone pregano affinché il Signore protegga la popolazione e ci
doni la pace. Noi abbiamo bisogno della pace.