Marzo è stato il mese
più sanguinoso in due anni di conflitto in Siria, con più di seimila morti. Massiccia
è l’avanzata dei ribelli siriani verso Damasco dove la situazione umanitaria si fa
sempre più grave. E’ quanto riferisce da Beirut, il corrispondente dell’Ansa Lorenzo
Trombetta (). Il gesuita P. Paolo Dall’Oglio, attivo per trent’anni in Siria nella
difesa dei diritti umani e dell’autodeterminazione della società civile siriana in
senso democratico, commenta dal Kurdistan iracheno – dove partecipa alla fondazione
di una nuova comunità monastica di rito caldeo – l’appello di Papa Francesco nel Messaggio
pasquale Urbi et Orbi affinché cessi ogni violenza “soprattutto
per l’amata Siria - ha detto il Pontefice - per la sua popolazione ferita dal conflitto
e per i numerosi profughi, che attendono aiuto e consolazione”. “Il Papa ha riposto
la questione chiedendo – con la domanda retorica: ‘Quante sofferenze dovranno essere
ancora inflitte prima che si riesca a trovare una soluzione politica alla crisi?’
– che ci si dia molto più da fare sul piano politico e sul piano diplomatico. Questo
è un Papa che non si arrende, che non ha paura dell’impossibile. Con il solo nome
di Francesco il Papa ha detto: ‘basta alle fobie, impariamo di nuovo ad amarci’. Nel
Kurdistan iracheno - spiega il religioso - si sono rifugiati i cristiani iracheni
e anche siriani. Siamo veramente una reliquia uscita da una grande prova. Ma siamo
anche una speranza, nella prospettiva ultima dell’eterno”. (a cura di Antonella
Palermo)