In Centrafrica appello dell’Unicef: 2 milioni di bambini senza servizi sociali
In Centrafrica l’autoproclamato presidente Michel Djotodia e capo della coalizione
dei ribelli Seleka ha annunciato la formazione di un governo di transizione. Confermata
l’intenzione di tenere le elezioni entro tre anni e che l’esecutivo sarà guidato da
Nicolas Tiangaye. Intanto rimane preoccupante la situazione umanitaria nel Paese.
4 milioni di persone, secondo l’Unicef, sono state coinvolte, in vario modo, nel conflitto
che ha portato alla destituzione del presidente Bozizé. Due milioni i bambini che
non hanno accesso ai servizi sociali di base e sono esposti alla violenza. L’intervista
di Massimiliano Menichetti con Andrea Iacomini portavoce di Unicef-
Italia. R. – Nelle scorse
settimane, avevamo già segnalato la grave crisi in Centrafrica rimarcando che c’erano
almeno 600 mila bambini che non andavano più a scuola e che gran parte degli aiuti
umanitari erano a rischio di saccheggio. Oggi, questa situazione è esplosa: adesso
sono quattro milioni le persone colpite da quanto accaduto e due milioni sono bambini.
Abbiamo detto con forza alla coalizione di Seleka che è giunto il momento di agire:
chi ha preso il potere, lo scorso fine settimana, adesso deve dimostrare quanto sia
impegnato anche a far rispettare i principi umanitari, i diritti umani, altrimenti
la situazione si farà sempre più esplosiva. Non dimentichiamo che la Repubblica di
Centrafrica è ai primi posti per quanto riguarda la malnutrizione e la mortalità infantile.
E’ un Paese davvero che vive in condizioni disperate. E’ importante che il nuovo governo
si impegni nei confronti dei bambini e di tutte le persone.
D. – Nonostante
la crisi siete ancora presenti in Africa?
R. – Certo, proprio in questi giorni
il nostro direttore regionale dell’Unicef ha detto che è indispensabile avere un accesso
concreto e sicuro alle comunità che sono state colpite dal conflitto. Non mancano
però le difficoltà, questa settimana dal magazzino centrale dell’Unicef sono stati
rubate dieci tonnellate di aiuti di prima necessità, aiuti che di fatto erano destinati
a 30mila persone, le più vulnerabili, in particolare bambini e donne.
D. –
Cosa è stato rubato esattamente?
R. – Kit per l’acqua, zanzariere, coperte,
teli di plastica, farmaci essenziali… Aver rubato dal magazzino tutti questi aiuti
porta grandissimi problemi per tutti, anche per i bisogni dei bambini, che per noi
sono una priorità.
D. – In questo momento, voi riuscite a coprire le zone che
riuscivate a servire? R. – L’Unicef continua a fornire il proprio aiuto. E’ chiaro
che ogni giorno ci sono difficoltà, ma se aumentano le situazioni in cui non siamo
in grado di fornire aiuto, aumentano anche le malattie e il rischio delle epidemie.
Adesso, per noi è urgente intervenire ovunque ci sia necessità. Ecco perché l’appello
dell’Unicef al governo è proprio quello di garantire un accesso libero e sicuro dei
nostri operatori a chi ne ha bisogno e quindi garantire che vengano rispettati i principi
umanitari, i dritti umani e lo Stato di diritto.