Corea. Ambasciatore Seul in Vaticano: grati al Papa per il suo sostegno
Sale la preoccupazione nella penisola coreana, anche a seguito della decisione di
Pyongyang di ampliare il ruolo dell'’arsenale nucleare nella difesa del Paese. Seul
ha fatto sapere di prendere “molto seriamente” le recenti minacce e di prepararsi
a rispondere “in maniera potente”. La Chiesa continua ad essere in prima linea per
il progetto di riconciliazione. Il servizio di Davide Dionisi:
Dopo l’entrata
in “stato di guerra” con la Corea del Sud, annunciato da Pyongyang sabato scorso,
e l’annullamento dell’armistizio che risaliva al 1953, è salita la tensione tra i
due Paesi e si allontana il progetto di riconciliazione per il quale sta lavorando
da anni la Chiesa locale. Preoccupano anche le posizioni ferme delle ultime ore del
leader, Kim Jong, anche di fronte ai ripetuti appelli alla calma e alla moderazione
della comunità internazionale. Abbiamo chiesto all’ambasciatore della Repubblica di
Corea presso la Santa Sede, Thomas Hong-Soon Han, come sta vivendo questo momento
di crisi la comunità cattolica nella penisola:
R. – L’unica cosa che possiamo
fare è pregare per la pace e per la riconciliazione. Il popolo coreano è molto riconoscente
al Santo Padre che ha mostrato un interessamento ed una preoccupazione paterna nel
promuovere la pace nella penisola coreana. Siamo veramente grati al Santo Padre per
questa sollecitazione verso tutto il popolo del mondo, per la pace nel mondo e per
la pace in Asia.
D. – Come sta reagendo la comunità della Corea del Sud?
R.
– Direi che il popolo è sereno, però in stato di grande allerta. Questa volta si tratta
di una minaccia esagerata: i dirigenti del Nordpossono anche commettere errori
e un piccolo errore crea un disastro, soprattutto per il Nord ma anche per il Sud.
Siamo preoccupati di questo.