Pasqua nel mondo, sperando la pace: la testimonianza di don Renato Sacco
Come sottolineato da Papa Francesco nel suo primo Messaggio Pasquale, tanti popoli
vivono in questo periodo con un senso di angoscia, a causa delle tante guerre che
insanguinano il mondo. Dalla Siria all’Iraq, dalla Nigeria al Pakistan, inoltre, sono
tanti i Paesi in cui i cristiani sono spesso sotto attacco. Salvatore Sabatino
ne ha parlato con don Renato Sacco, di Pax Christi:
R. – Credo che
proprio la Pasqua, festa della vita, del passaggio dalla morte alla vita, ci inviti
a guardare a quelli che ancora rischiano di soccombere e prima di tutto a non dimenticare.
Uno studio che riguarda l’anno 2011 ci dice che ci sono stati 388 conflitti: è stato
l’anno che ha visto più conflitti, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Credo
che allora la Pasqua 2013 debba essere proprio un impegno per tutti a rendere viva
- direi anche sulle orme di Papa Francesco - la memoria di tutti quelli che in Siria
e in tanti altri posti, soprattutto nei posti più dimenticati, non vivono la pace,
ma la guerra. Io ho avuto l’occasione e la gioia di essere a Baghdad, quando è stato
intronizzato il nuovo Patriarca. L’amico mons. Louis Sako ha incontrato anche il vescovo
di Aleppo in Siria, mons. Audo, e mi diceva la fatica, la paura di tutte le persone,
l’impoverimento della classe media, la fatica del comunicare, la fatica del far giungere
le cose essenziali per la vita: il cibo, la corrente.
D. – Anche il problema
dell’emorragia di cristiani, che abbiamo visto essere un problema presente in questi
Paesi...
R. – Certo, l’ha ricordato proprio il Patriarca Sako a Papa Francesco
e poco prima anche a Papa Benedetto. In questi dieci anni, dall’inizio del conflitto
in Iraq, per esempio, metà dei cristiani ha lasciato il Paese per il Libano e alcuni
per la Siria. Adesso si trovano a scegliere se tornare in Iraq, restare in Siria,
andare da altre parti... Dalla Siria stessa ormai non si conta più il numero di tutti
gli abitanti né tantomeno dei cristiani, che pagano un conto. E poi pensiamo alla
Nigeria. E vorrei dire: quanta fatica vivere la pace, in questi giorni di Pasqua,
proprio nella terra di Gesù, quella che noi chiamiamo la Terra Santa, la Palestina!
D.
– Non a caso le meditazioni della Via Crucis al Colosseo, quest’anno, sono state preparate
proprio dai giovani del Medio Oriente, del Libano...
R. – Credo sia stato un
bel gesto per tutta la Chiesa. Io le ho utilizzate anche nelle mie parrocchie. Ricordare
in questo mondo un Paese dimenticato, dar voce ai giovani del Libano, con dei riferimenti
al testo sulla Chiesa in Medio Oriente, credo che sia un invito per tutti noi a vivere
la Pasqua con gli occhi e il cuore aperto, come dice Papa Francesco, ed andare nelle
periferie, perché le guerre dimenticate sono sicuramente in periferia.