2013-03-31 07:38:30

Mons. Vitillo: Papa Francesco ci esorta a non discriminare i malati di Aids


L'Associazione nazionale per la lotta all’Aids (Anlaids) è presente in questi giorni sul territorio italiano con circa 3 mila banchetti per sostenere le sue iniziative contro la pandemia. Un impegno, quello in favore delle persone sieropositive, che ha sempre contraddistinto l'azione pastorale dell'allora cardinale Jorge Mario Bergoglio. Celebre l’immagine che lo ritrae inginocchiato, mentre bacia i piedi di un bambino malato di Aids. Isabella Piro ha raccolto la riflessione di mons. Robert Vitillo, consigliere speciale per l’Aids della Caritas Internationalis:RealAudioMP3

R. - Sicuramente, come persona che lavora in questo campo ormai da venticinque anni, mi sono commosso nel vedere questa fotografia dell’allora cardinale Bergoglio, mentre lava e bacia i piedi di un bambino malato di Hiv.

D. - Tra le linee-guida del Pontificato di Papa Francesco c’è proprio la vicinanza agli ultimi, agli esclusi, ai sofferenti. Qual è la sua riflessione, in proposito?

R. – Sicuramente, la Caritas è molto felice non soltanto di queste linee-guida, ma anche della personalità del Papa: è una persona semplice, che dimostra la sua vicinanza ai poveri. E i poveri, nella visione della Caritas, includono anche le persone sofferenti a causa della malattia, specialmente coloro che sono affetti da Hiv/Aids, perché c’è ancora molta stigmatizzazione nei loro confronti, vengono rifiutati molto spesso. Noi dobbiamo, quindi, focalizzarci sulla loro dignità ed includerli nelle nostre comunità come Chiesa.

D. – Qual è l’impegno della Caritas Internationalis nella lotta all’Aids?

R. – La Caritas Interntationalis ha definito la lotta all’Aids come una delle sue priorità nel 1987. Attualmente, sono stati avviati programmi della Caritas in 116 Paesi del mondo. L’Africa sub sahariana è l’epicentro dell’Aids; ma anche nell’Europa dell’Est si riscontra un aumento delle infezioni da virus Hiv: ad esempio in alcuni Paesi come la Russia e l’Ucraina. Lo stesso dicasi per i Paesi dell’Asia centrale, in cui la maggior parte dei contagi avviene attraverso le siringhe usate da persone tossicodipendenti.

D. – È importante ribadire un approccio globale alla lotta all’Aids: non si tratta solo di di una questione farmacologica, ma anche di educazione?

R. - Sì, sicuramente e in questo campo credo che la Chiesa cattolica sia molto, molto forte perché non cerchiamo solo soluzioni tecniche, ma guardiamo alla dignità di tutta la persona, per tutta la sua vita: dal concepimento fino alla morte naturale. La soluzione per combattere l’Aids è la responsabilità, specialmente nella vita intima. Per questo, noi promuoviamo l’attività sessuale solo all’interno del matrimonio tra uomo e donna e in un matrimonio indissolubile e fedele da entrambe le parti. Molti scienziati e personalità ufficiali dei governi hanno focalizzato la loro attenzione solo sull’uso del preservativo, ma adesso molti di loro si sono resi conto che questa non è la soluzione del problema. Ci sono, poi, dei programmi molto validi sviluppati dalla Chiesa: ad esempio, il Catholic Relief Service, la Caritas americana, ha sviluppato un progetto chiamato “La Casa fedele” e che prevede incontri con coppie di coniugi per sviluppare e promuovere la fedeltà.

D. – Mons. Vitillo, qual è il suo auspicio per il Pontificato di Papa Francesco?

R. – Speriamo che la Chiesa segua questo nuovo Papa: non si tratta solo di ascoltarlo, ma anche di mettere in pratica, nella vita quotidiana, la sua vicinanza ai poveri.







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