Torino. Nel pomeriggio Ostensione televisiva della Sindone. Atteso videomessaggio
del Papa
Fedeli di tutto il mondo sintonizzati oggi con Torino, dove in diretta mondovisione
- nell’ambito del programma “A sua immagine” su Raiuno - verrà trasmessa l’ostensione
televisiva della Sindone, direttamente dal Duomo del capoluogo piemontese, dove è
custodita. Per l’occasione, si attende un videomessaggio di Papa Francesco. L’evento,
promosso dall’arcidiocesi di Torino nell’ambito dell’Anno della Fede, si potrà seguire
anche su smartphone e tablet, grazie ad una semplice app. Isabella Piro ne
ha parlato con l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia:
R. - L’Ostensione
durerà poco più di un’ora e mezza, e sarà divisa in due parti: la prima, della durata
di circa un’ora, sarà impostata sulla celebrazione della Parola di Dio, con canti,
preghiere e meditazioni. Nel Duomo di Torino, saranno presenti 300 disabili, malati,
persone che portano nella loro vita, e anche nel loro corpo, l’immagine e la realtà
della sofferenza che la Sindone ci richiama. Ci sarà anche un gruppo di giovani, in
modo che anche a livello giovanile ci sia questa attenzione e disponibilità nei confronti
di un evento così importante. Poi, queste 300 persone passeranno davanti alla Sindone
e vedranno da vicino il Sacro Lino, accompagnati da preghiere ed anche da spazi di
silenzio, perché vorremmo che fosse proprio la Sindone al centro dell’evento.
D.
- Si tratta della seconda Ostensione televisiva della storia, dopo quella del 1973.
Come è cambiato, in quarant’anni, l’approccio dei fedeli alla Sindone?
R.
- Mi pare che adesso ci sia un’impostazione molto forte sul punto di vista dell’annuncio,
dell’evangelizzazione, di ciò che rappresenta questa icona della Passione e morte
del Signore. Sembra di avere un Vangelo davanti agli occhi. La Sindone non è un segno
di sconfitta, ma di vittoria e di speranza perché in qualche modo anticipa la Risurrezione.
Non parla solo di dolore, ma parla di gioia: quella gioia che nasce proprio dal sapere
che Dio ci ha tanto amato da dare il suo Figlio unigenito, per cui chi crede in Lui
veramente ha la vita.
D. – L’ostensione della Sindone coincide con la prima
Pasqua di Papa Francesco che, sin dai suoi primi discorsi, ha ribadito l’importanza
di una Chiesa povera, vicina ai malati e ai sofferenti. Questo dà un valore aggiunto
all’ostensione del Sacro Lino?
R. – Sì, credo che si raccordi molto bene con
il messaggio che abbiamo avuto nei primi interventi di Papa Francesco. Quando ha parlato
di “custodire”, io pensavo che la Sindone viene “custodita” perché è una realtà preziosa,
che dà un continuo stimolo a impostare la vita sulla fede in Cristo, riconosciuto
e accolto da tutti coloro che soffrono, che sono in difficoltà. È un messaggio che
va custodito da parte della Chiesa affinché sia poi custodito nel cuore dei poveri,
dei sofferenti, delle famiglie, di coloro che si trovano in situazioni difficili.
La Sindone è quindi un messaggio di grande speranza: di fronte a un mondo che diffonde
messaggi accattivanti, ma di evasione e di disimpegno, la Sindone richiama invece
la dimensione di un amore che si dona, che si offre veramente in sacrificio. C’è la
necessità, quindi, non solo di condividere la sofferenza degli altri, ma anche di
farsi sofferenti con i sofferenti, poveri con i poveri, nel senso proprio di condividere
davvero fino in fondo la situazione difficile di questi nostri fratelli che ci danno
molto: loro custodiscono noi e noi custodiamo loro. E poi ricordo il bellissimo momento
di silenzio, in Piazza San Pietro, [il 13 marzo, la sera dell’elezione di Papa Francesco
ndr] in cui Papa Francesco ha chiesto di essere benedetto attraverso la preghiera
silenziosa dei fedeli. Ebbene: la Sindone esprime questo silenzio, il silenzio del
Sepolcro di Cristo che però non è un silenzio vuoto, bensì è carico di benedizione,
di attesa, di speranza per tutti, soprattutto per chi soffre, ma anche per chi si
fa carico delle sofferenze dei fratelli.