2013-03-30 14:12:40

Torino. Nel pomeriggio Ostensione televisiva della Sindone. Atteso videomessaggio del Papa


Fedeli di tutto il mondo sintonizzati oggi con Torino, dove in diretta mondovisione - nell’ambito del programma “A sua immagine” su Raiuno - verrà trasmessa l’ostensione televisiva della Sindone, direttamente dal Duomo del capoluogo piemontese, dove è custodita. Per l’occasione, si attende un videomessaggio di Papa Francesco. L’evento, promosso dall’arcidiocesi di Torino nell’ambito dell’Anno della Fede, si potrà seguire anche su smartphone e tablet, grazie ad una semplice app. Isabella Piro ne ha parlato con l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia:RealAudioMP3

R. - L’Ostensione durerà poco più di un’ora e mezza, e sarà divisa in due parti: la prima, della durata di circa un’ora, sarà impostata sulla celebrazione della Parola di Dio, con canti, preghiere e meditazioni. Nel Duomo di Torino, saranno presenti 300 disabili, malati, persone che portano nella loro vita, e anche nel loro corpo, l’immagine e la realtà della sofferenza che la Sindone ci richiama. Ci sarà anche un gruppo di giovani, in modo che anche a livello giovanile ci sia questa attenzione e disponibilità nei confronti di un evento così importante. Poi, queste 300 persone passeranno davanti alla Sindone e vedranno da vicino il Sacro Lino, accompagnati da preghiere ed anche da spazi di silenzio, perché vorremmo che fosse proprio la Sindone al centro dell’evento.

D. - Si tratta della seconda Ostensione televisiva della storia, dopo quella del 1973. Come è cambiato, in quarant’anni, l’approccio dei fedeli alla Sindone?

R. - Mi pare che adesso ci sia un’impostazione molto forte sul punto di vista dell’annuncio, dell’evangelizzazione, di ciò che rappresenta questa icona della Passione e morte del Signore. Sembra di avere un Vangelo davanti agli occhi. La Sindone non è un segno di sconfitta, ma di vittoria e di speranza perché in qualche modo anticipa la Risurrezione. Non parla solo di dolore, ma parla di gioia: quella gioia che nasce proprio dal sapere che Dio ci ha tanto amato da dare il suo Figlio unigenito, per cui chi crede in Lui veramente ha la vita.

D. – L’ostensione della Sindone coincide con la prima Pasqua di Papa Francesco che, sin dai suoi primi discorsi, ha ribadito l’importanza di una Chiesa povera, vicina ai malati e ai sofferenti. Questo dà un valore aggiunto all’ostensione del Sacro Lino?

R. – Sì, credo che si raccordi molto bene con il messaggio che abbiamo avuto nei primi interventi di Papa Francesco. Quando ha parlato di “custodire”, io pensavo che la Sindone viene “custodita” perché è una realtà preziosa, che dà un continuo stimolo a impostare la vita sulla fede in Cristo, riconosciuto e accolto da tutti coloro che soffrono, che sono in difficoltà. È un messaggio che va custodito da parte della Chiesa affinché sia poi custodito nel cuore dei poveri, dei sofferenti, delle famiglie, di coloro che si trovano in situazioni difficili. La Sindone è quindi un messaggio di grande speranza: di fronte a un mondo che diffonde messaggi accattivanti, ma di evasione e di disimpegno, la Sindone richiama invece la dimensione di un amore che si dona, che si offre veramente in sacrificio. C’è la necessità, quindi, non solo di condividere la sofferenza degli altri, ma anche di farsi sofferenti con i sofferenti, poveri con i poveri, nel senso proprio di condividere davvero fino in fondo la situazione difficile di questi nostri fratelli che ci danno molto: loro custodiscono noi e noi custodiamo loro. E poi ricordo il bellissimo momento di silenzio, in Piazza San Pietro, [il 13 marzo, la sera dell’elezione di Papa Francesco ndr] in cui Papa Francesco ha chiesto di essere benedetto attraverso la preghiera silenziosa dei fedeli. Ebbene: la Sindone esprime questo silenzio, il silenzio del Sepolcro di Cristo che però non è un silenzio vuoto, bensì è carico di benedizione, di attesa, di speranza per tutti, soprattutto per chi soffre, ma anche per chi si fa carico delle sofferenze dei fratelli.







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