Swaziland: riunioni religiose interrotte dalla polizia. La Chiesa impegnata nel dialogo
La polizia dello Swaziland ha impedito più volte nelle ultime settimane lo svolgimento
di incontri di preghiera e dibattiti convocati dalla Chiesa cattolica insieme con
altre organizzazioni religiose. Fonti della Misna riferiscono che nel Paese il governo
del re Mswati III ha definito le iniziative “riunioni politiche e pericolose”. Gli
episodi si sono verificati a Manzini, la principale città del piccolo regno dell’Africa
australe. Secondo le fonti, il 16 febbraio gli agenti hanno fatto irruzione nella
cattedrale cattolica prima che cominciasse un incontro di preghiera ecumenico, intimando
ai partecipanti di uscire dall’edificio nel giro di pochi minuti. Una decina di giorni
fa, la polizia ha inoltre impedito lo svolgimento di un dibattito nella sede della
Caritas dopo che il governo aveva la riunione come “politica e pericolosa”. Martedì
scorso, dicono alla Misna, un terzo incontro ha invece potuto svolgersi regolarmente
nonostante nella platea ci fossero molti agenti in borghese. Al dibattito ha partecipato
anche l’arcivescovo di Maseru, capitale del vicino Lesotho, monsignor Gerard Tlali
Lerotholi, che ha parlato dei progressi sul piano della democrazia consolidati nel
suo Paese dalle elezioni legislative dello scorso anno. Secondo le fonti, in Swaziland
la Chiesa cattolica cerca di “favorire il dialogo e dare a tutti la possibilità di
farsi ascoltare”. Nella monarchia retta da Mswati III, la Costituzione in vigore dal
1973 vieta i partiti politici e il parlamento è dotato di poteri soltanto consultivi.
Nelle ultime settimane la tensione è salita, sia perché tra qualche mese dovrebbero
tenersi elezioni legislative, sia perché le difficoltà finanziarie dello Stato rischiano
di portare a tagli di spesa che potrebbero aggravare la povertà della popolazione
(D.M.)