2013-03-28 11:54:44

Siria: colpi di mortaio sull'Università di Damasco, vittime tra gli studenti


Ancora una giornata di sangue in Siria. Un numero imprecisato di persone sono state uccise oggi dall'esplosione a Damasco di colpi di mortaio nei pressi della città universitaria; colpita la facoltà di architettura, nella zona centrale di Baramke. Alcuni studenti, secondo fonti locali, avrebbero perso la vita. Intanto, un aereo cargo iraniano è stato abbattuto dai ribelli siriani nei pressi dell'aeroporto internazionale di Damasco: lo riferisce la tv panaraba al Arabiya che conferma quanto in precedenza affermato dagli attivisti anti-regime dei Comitati di coordinamento locali. E la guerra continua a destabilizzare pure i Paesi limitrofi; più di 600 profughi siriani sono stati espulsi per aver preso parte alla sommossa di mercoledì nel campo profughi turco di Suleiman Shah, a meno di un chilometro dalla frontiera. Gli ultimi eventi come si stanno riflettendo nei Paesi vicini? Davide Maggiore lo ha chiesto a Matteo Bressan, esperto dell’area e autore del libro “Hezbollah, tra integrazione politica e lotta armata”, che parte dalla situazione del Libano:RealAudioMP3

R. – Da quando è iniziata la crisi in Siria, si temeva un coinvolgimento di hezbollah nella vicenda siriana. Questo è emerso con più chiarezza negli ultimi mesi, tanto che i partiti che si oppongono ad hezbollah hanno più volte denunciato, insieme all’opposizione siriana, il coinvolgimento del partito nelle repressioni in Siria. Tra gli elementi che hanno determinato la caduta del premier Mikati ci sono aspetti legati alla sicurezza dei confini del Libano. I partiti che si opponevano al governo Mikati, ad esempio i partiti di Hariri e il partito delle Forze libanesi, hanno più volte contestato al premier Mikati di non proteggere adeguatamente i confini del Libano dagli scontri che ci sono stati più volte sul confine.

D. – Altre letture dicono che le dimissioni di Mikati, che era considerato vicino ad Assad, siano il tentativo di abbandonare una parte vista come ormai in difficoltà e ormai perdente...

R. – C’è da dire, inevitabilmente, che ci sono delle preoccupazioni. A questo punto molti ipotizzano addirittura che una possibile frammentazione della Siria possa trovare il sostegno di hezbollah, per garantire ad Assad una parte di territorio siriano autonomo, che è quella dove ci sono i due porti, Latakia e Tartous, dal quale – si legge – arrivano i rifornimenti e i supporti russi. Quindi la situazione in questo momento è aperta. Certamente l’instabilità si sta, in sostanza, aggravando con questa espansione del conflitto siriano ai confini del Libano.

D. – In questa prospettiva, quale potrà essere il ruolo futuro di hezbollah, che comunque è stato un grande alleato del governo di Assad?

R. – Se noi, automaticamente, ipotizzassimo la fine di hezbollah con la fine di Assad, forse commetteremmo un errore. Sicuramente ci potrà essere un indebolimento sotto il profilo dei rifornimenti, degli aiuti militari, ma hezbollah ha saputo riorganizzarsi, rafforzare la sua componente politica. In sostanza, è un attore geopolitico che non è il semplice braccio armato di Siria ed Iran; potrebbe risentire sicuramente della perdita di Assad, ma allo stesso tempo potrebbe continuare ad essere un attore fondamentale nello scacchiere politico libanese.

D. – E in questo quadro, Israele come si colloca?

R. – L’instabilità del Libano, legata alle tensioni siriane, ci lascia intendere sicuramente una situazione molto delicata per i confini israeliani. Gli esiti di questa crisi siriana si ripercuoteranno in Libano e viceversa e in tutta questa "partita" sicuramente Israele si trova in un momento molto critico.







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